12 giugno 2024 – 3 esami in un giorno.

Sono arrivato al gran giorno dei 3-esami-tutti-insieme del Diploma WSET in condizioni psicologiche e fisiche piuttosto deficitarie. Questo ha senz’altro condizionato le mie prove, anche se, pure stavolta, ci ho messo del mio a complicarmela, non leggendo una domanda nel retro del foglio a protocollo della parte di degustazione del D4, l’esame sui miei amati sparkling, e in generale a non aver adottato neanche stavolta una exam-technique pulitissima, che qui è quasi più importante dei contenuti che uno ha, penalizzandomi di molto le possibilità di successo. Peccato, tanto più perchè sia la degustazione che la teoria, soprattutto quest’ultima, credo di averla fatta proprio bene. E anche nella degustazione dei vini, pur avendone indovinato solo uno su tre (lo sparkling Shiraz), ho comunque individuato tutti gli stili. La giornata si era aperta col D2 (ancora una volta nessuna domanda nelle mie aree di maggiore conoscenza, con un focus sulla logistica) e, infine, con crampi alle mani e, paradossalmente una tensione allentata, il D5, i fortificati, in cui credo di aver performato bene sia in degustazione (ho indovinato tutti e tre i vini alla cieca, qui sono stato davvero bravo) che nella teoria. Ho conosciuto un altro ragazzo che ha fatto 3 esami in un giorno. Al mattino, la signora che ha fatto le registrazioni, mi ha benedetto con un “God Bless You”, e la giornata, 5 ore di esame in un ambiente a forte tensione emotiva, è volata via, per poi chiudersi dall’altra parte di Londra per un evento Ruffino organizzato dal Chianti Classico. Eh si, dalla mattina al pomeriggio a dare 6 ore complessive di esami. Senza pranzo, anche perchè lo stomaco era chiusissimo e ho assunto solo liquidi e zuccheri per non collassare. Poi, a piedi per chilometri da East London a West London, precisamente a Park Lane per raggiungere il banco di assaggio Ruffino presente a Londra per il centenario del Chianti Classico. Tante persone amiche riviste che mi hanno fatto decantare, rilassare. E poi, finalmente, a tarda notte, in un pub sotto Hyde Park, una birra (due per l’esattezza) coi colleghi e gli amici a assaporare il gusto di una giornata davvero vissuta e piena.

Si, giornata piena, memorabile. Me la sono goduta? No. Non mi sono nemmeno troppo goduto il semestre che la ha preceduta. Intanto, gli esami avrei potuti fare meglio. Sono sempre molto severo con me stesso, e il volerne dare 3 in un giorno (scelta personale, col senno di poi sbagliata, anche se mi ha fatto risparmiare le spese del viaggio e del pernotto a Londra) è stato quasi una sorta di volermi punire per il passo fasso del primo D2. Mi sono punito condannandomi alla pena dello studio matto e disperatissimo. Niente di nuovo. La mole di contenuti, un po’ di ansia da prestazione, il dover scrivere velocissimamente in inglese su tematiche molto specifiche e molto tecniche, la stanchezza accumulata, mi darebbero anche un bel po’ di alibi qualora qualcosa, come temo, dovesse andare storto, alibi che però non mi piace darmi, soprattuttto nel mio amato modo di studiare, che mi ha sempre in realtà consolato e aiutato a darmi equilibrio. Mi piace sfidarmi, mi piace studiare, mi piace sentire le difficoltà della acquisizione dei contenuti, isolarmi da tutti per stare solo con me stesso a leggere, sottolineare, fare schemi, per poi sentire, a cose sedimentate, la bellezza di nuove nozioni, di nuove conoscenze, permearsi nella propria persona, arricchendo il sè professionale ma anche personale.

Però ci sono arrivato a questo 12 giugno davvero male. Il 7 gennaio avevo avuto la notizia del fail del D2. A metà aprile si è conclusa la prima grande tappa di questa maratona, mentalmente ancora piu esautorante, ovvero la Milano Design Week, una attività molto gratificante di lavoro con la Ruffino ma davvero stancante. Qualche settimana prima mi ero preso una bronchite che mi aveva fatto saltare un rientro a Londra per la preparazione generale agli esami del 12 giugno e costretto a una cura bomba di farmaci per rimettermi in piedi. La Milano Design Week l’ho fatta, e bene, senza mettermi a letto o mollare qualcosa, ma mi sono precluso la convalescenza e sono rimasto con tosse fino a metà maggio. Tosse, moccico, debolezza. Crampi soprattutto, ai piedi. Superata la Design Week e portato al centro del mio pensiero e del mio tempo anche gli studi per i 3 esami, a maggio sono stato 10 giorni in Canada, un Canada ancora molto freddo, come fredda e piovosa è stata tutta la primavera qui, dove ho tenuto storytelling, formato forza vendita, viaggiato per 2 stati e 3 città (Montreal, Toronto, Ottawa) sempre con eloquio infastidito e talvolta bloccato dalla tosse. Tornato in ufficio non sono mancati i nuovi impegni e attività altrettanto mentalmente stancanti. Senza dimenticare la famiglia, bellissima e i lavori di ristrutturazione del fienile di Bisarno. E in ogni momento l’ombra sempre più incombente e minacciosa dei tre esami da dare. Serviva tempo, più tempo, e tempo ce ne era sempre troppo poco. Allora, come per il D1, ho provato a reintrodurre la routine dello svegliarsi prima dell’alba, per avere un paio d’ore ogni mattina per studiare, prima che le altre si svegliassero e prima che le incombenze lavorative iniziassero. L’ho fatto, ma con tosse, debolezza, stanchezza, è stata davvero dura. A fine maggio di un sabato mattina ho anche tenuto una lectio alla Sant’Anna di Pisa sulla storia e sulla cultura del vino e sulla comunicazione aziendale nel mondo del vino. 5 ore bellissime, di grande interazione con gli studenti, ma che mi hanno portato via energie, voce e comunque del tempo per preparare la lezione. Da metà maggio anche i week-end sono stati completamente sacrificati allo studio, con circa 20 ore ogni sabato e domenica. Tante, troppe, anche perchè la primavera e la bella stagione, se non ancora fiorita, cominciavano a invogliarmi a stare fuori e a godermi amici e famiglia. E l’ultima settimana di giugno ho ripreso una forte febbrata, questa volta di gola: giù di nuovo medicine e farmaci e ricostituenti di ogni tipo per tenermi in piedi. Sistema immunitario indebolito dallo stress: una serata fredda di lavoro al Castello di Montemasso e di nuovo ko. Terrore di non rimettermi in tempo per gli esami. Quindi, gli ultimi giorni, invece che di ripasso, sono stati impegnati a guarire e a cercare di mitigare il pessimo umore.

Ecco perchè il 12 giugno, a Londra, esserci stato e avere dato i 3 esami, lo considero una grande lezione di vita da tenere in positivo. Dare 3 esami difficili, complessi, arrivarci comunque preparati, senza rinunciare al lavoro, che resta la mia priorità, alle tante cose di cui si compone la mia vita, con il fisico che continuamente mi mandava segnali di insofferenza sotto forma di febbrate e stanchezza, lo trovo comunque un risultato che devo prendere positivamente, indipendentemente da quello che sarà l’esito degli esami. Sono sempre troppo severo con me, esigente, voglio sempre essere perfetto, e questo è un approccio che emacia, che erode mentalmente. Per una volta, forse anche più di una, devo indulgere un po’ più con me stesso e pretendere un po’ meno. In questo semestre ho provato sentimenti negativi, ho avuto paura, mi sono affiorate ipocondrie, ho perso momenti belli in famiglia, sono stato se non triste molto malinconico e senz’altro nervoso. E’ qui la mia lezione da assorbire affinchè i prossimi 12 giugno, volenti o nolenti toccano a tutti, siano affrontati con un equilibrio maggiore, migliore.