Un anno fa, il 30 dicembre 2015, un parco ma gustoso pranzo consumato insieme al nostro geometra al Bar Mazzini di Firenze, accanto allo studio del notaio prescelto, sanciva l’acquisto di Bisarno. Arrivare alla firma di quell’atto é stata la storia che precede la storia di questo blog. Ed é molto divertente riviverla, oggi, un anno dopo, che i problemi sono altri…
I primi sopralluoghi a Bisarno furono fatti a fine primavera 2015. Quella casa la conoscevo da tempo: ci correvo vicino, in bicicletta, si andava a rubare le ciliegie (oggi solo due ciliegi sono rimasti). Grazie a una trasferta di lavoro, avevo avuto modo di incontrare i rappresentanti della fattoria della quale Bisarno era una delle proprietà. Quindi, quasi per caso – non avevamo nessuna intenzione di cambiare casa, il nostro gioiellino a San Francesco – alle porte dell’estate, avevo avuto l’occasione di informarmi se fosse in vendita o meno e poi di farci una prima visita. Un sopralluogo che smosse subito qualcosa di epifanico. L’aia lastricata, la stalla, il fienile, le pietre a vista, le scale in pietra, la torre piccionaia. “Torniamo insieme a vederlo, vieni anche te, magari ti piace” – avevo tentato così la mia dolciastra metà. Le era piaciuto. Certo, i conti non tornavano. Ma con qualche spericolata architettura finanziaria, mutui, fideiussioni, pagadebit, ancora oggi e per i secoli in piedi, alla fine fu avanzata una offerta, lontana dalla richiesta iniziale ma senz’altro dignitosa. Da lì – erano ormai i primi di luglio – fu trovato l’accordo economico a seguito di vari incontri, l’ultimo dei quali direttamente nel quartier generale del venditore a fine mese. La proposta di acquisto, però, non venne firmata sul momento perché richiedeva la firma di vari membri del CdA: “una formalità da pochi minuti, non preoccupatevi: ci troviamo tutti insieme e firmiamo” che però a fine settembre non era stata espletata. Ricordo ancora una chiamata a metà agosto al geometra (coinvolto in entrambe le parti e mirabile sensale dell’operazione) che indispettito mi rispose che era in una isola greca e non ne sapeva (né voleva saperne) niente. Noi stavamo concludendo le nostre vacanze a Barcellona, e ogni giorno aspettavamo, a quel punto con un pizzico di ansia e preoccupazione, quella firma congiunta. Da fine agosto la situazione passa dall’inerzia al caos. Arriva un ok di massima, informale, ma non la firma e l’inserimento nel preliminare, da parte di un vegliardo avvocato di dubbie capacità, di clausole e clausolicchie assolutamente insostenibili da parte nostra. Tutte formalità, non si discuteva più di costi o metri quadri di terreno, ma inaccettabili nella loro stesura, come ci rivelava il nostro notaio (donna, e di conseguenza mai troppo considerato dall’avvocato dei venditori..). Fra minacce di far saltare tutto, nervosismi, infinite revisioni al documento che ovviamente in sede di preliminare fu presa una versione vecchia, il gran giorno viene concordato al 25 settembre. Peccato – e qui davvero non vi é colpa di nessuno – il geometra subisce una colica renale e, avendo lo stesso il potere di firma, purtroppo l’incontro, fra snervamenti e improperi di tutti, salta. Si rinvia a due giorni dopo, 48 ore durante le quali continuano le schermaglie, si hanno numerose e-mail fra le due parti, dei cui contenuti ancora stiamo cercando di capire il significato tanto questi si addentrano nello sterile burocratese. Il 27 si riesce, in 4 ore, col notaio a esclamare occhi al cielo “mai viste cose del genere” (perché fu necessaria una chiamata all’avvocato e una modifica all’atto sul momento) a firmare l’atto. Sorrisi, brindisino. Il rogito viene fissato entro l’anno, entro il 30 dicembre, perché la controparte ha necessità di fare l’incasso entro l’anno. Cosa che a noi va bene e accettiamo quindi di buon grado la data. Ottobre passa indenne, ma a novembre si palesa un altro macigno sulla trattativa. Bisarno era regolarmente affittata e ancora i coinquilini non avevano optato per soluzioni alternative. Del resto a loro era stato detto della vendita solo…da pochi giorni. Una ennesima situazione grottesca non determinata da noi che si é protratta fino a poche ore prima del rogito. In realtà anche dopo, purtroppo uno dei coinquilini era dipartito in quei giorni e la sua stanza non era stata ancora ovviamente liberata. Quei ragazzi si sono rivelati brave persone e coi quali abbiamo fatto squadra: noi stessi non abbiamo forzato per farci liberare l’immobile entro l’anno. Comunque, é passato un anno…da lì a pochi mesi avremmo iniziato i lavori di restauro, nuovo anno nuovo situazioni, aprendo una altra ampia pagina ancora in via di scrittura, ma i giorni che precedettero l’acquisto di Bisarno sono stati un periodo nevralgico e cardinale nella nostra vita che oggi con nostalgia mi ha fatto piacere rivivere.