La festa che fu.

Sono quasi tre mesi che non scrivo più e, alle porte di un bel viaggio, sento la necessità di prendere di nuovo in mano la penna, anzi, la testiera, e raccontare un po’ di cose. Il lavoro è tanto, tantissimo, però, così come ho trovato tempo di aggiornare i maledetti social, avrei potuto aggiornare il blog. Anche perché ne sono accadute di cose.

Intanto Bisarno! Ah, Bisarno! Il 3 luglio 2022 abbiamo festeggiato i primi 5 anni di vita nella nostra adorata magione, 8 giorni dopo uno dei momenti che più ne hanno consacrato il genius loci, quel suo saper accogliere in una bellezza affettuosa e coinvolgente: la festa delle nostre nozze.

Eh si, successivo al matrimonio fra di noi dello scorso febbraio, il 25 giugno abbiamo deciso di fare una festa per amici e parenti, molto informale, proprio a Bisarno.

Con tante persone avevamo, per mille motivi, sempre dovuto rinviare una cena o un momento di inaugurazione, e per tanti colleghi e amici l’occasione della festa di nozze è stata anche quella di vedere, vivere Bisarno e il suo giardino.

E così, nella febbrile e divertente fase di preparazione, abbiamo ulteriormente curato lo spazio esterno! Dal pozzo, finalmente stuccato e riproposto come nodo focale di osservazione di tutta la casa (accanto a cui abbiamo installato un vecchio lampione), fino alle facciate del fienile, stuccate con murature a vista, per proseguire con la completa realizzazione di una delle zone nuove del giardino, la cucina esterna, un’area divertentissima, aggregativa, e molto bella (oh, quando va detto, va detto) dotata di un super forno pizza, di una zona lavabo e di un barbecue mobile, il tutto innestato sopra un lastricato ad opus incertum (lastre irregolari, come da tradizione contadina), identico a quello dell’aia.

Poi, dovevamo allestire per la festa. L’idea di avere più di 100 persone tutte insieme ci ha dato modo di pensare a un qualcosa che valorizzasse e unisse tutte queste sudate novità!

La prima sovrastruttura speciale è stata l’illuminazione. Una illuminazione soft che ha permesso di creare suggestivi giochi di luce dal pozzo (con una lampadina dentro la sua bocca, la luna nel pozzo appunto, come avrebbe scritto Pavese), dal lampione accanto, dai lampioncini lungo la scala che porta agli orti, con la cisterna del vino – fontana e l’altalena illuminate, fino agli alberi dell’aia, il piano terra del fienile, la serra e anche una illuminazione addizionale nel retro e nell’ingresso.

L’effetto, al primo calar del sole, era splendido.

L’altra sovrastruttura sono stati dei trabattelli da cantiere che facevano da banconi d’appoggio, sulle cui assi di legno avevamo utilizzato come runner dei sacchi di liuta da caffè, con delle bottiglie vuote di Aqua di Venus con all’interno dei fiorellini di campo e delle spighe di grano.

Anche il cibo e il bere era tanto e diffuso. Ovviamente, le pizze e il barbecue di verdure dalla cucina esterna. Formaggi e il prosciutto del Casentino. Ma soprattutto l’asado, una tecnica di grigliatura a fuoco lento di tradizione argentina (Bati Bati Bati Bati gol!) fatto cuocere fin dal mattino nella concimaia, ai piedi del fienile. Il fienile invece era destinato alle bevande: fusti di birra artigianale e fiumi di vino.

Last, but not the least, la musica: il dj faceva suonare Bisarno dall’alto della torre. Avevamo anche una animatrice che intratteneva i pargoli nel retro.

Una festa bellissima, magica che ci ha riempito gli occhi di emozione e contentezza, anche per i nostri parenti più prossimi ed eseguita grazie all’entusiasmo e alle competenze di persone belle, persone care. Ci voleva proprio.