Asia 2022. Bangkok e Singapore.

Dopo circa 10 giorni molto intensi oggi iniziano le lente procedure di rientro a casa. Bangkok e poi Singapore. Sembra una vita fa quando sono partito. Anche questo viaggio di lavoro ha saputo curarmi, allontanarmi dai tanti spettri mentali che mi agitano sempre e farmi conoscere nuove realtà, umane, culturali, professionali. E ricaricare per la mia bella normalità con famiglia, alle porte della stagione natalizia.

I primi giorni di viaggio li ho trascorsi in Thailand. Era la mia quarta volta in questa saporita, spirituale, chiassosa e accogliente complessità umana che è Bangkok. Rispetto alle prime volte, quindi, avevo qualche strumento in più per decodificare il tutto e riuscire a carpirne gli aspetti essenziali, pur sempre attraverso un filtro molto privilegiato quale è il mio benessere da viaggiatore di lavoro occidentale. Bangkok in sé non ha niente di particolarmente rilevante. Intendo non ha l’attrazione turistica da vedere, l’icona icastica, ma è l’anima stessa di Bangkok l’aspetto più interessante della città, e per me l’elemento che mi ha stregato. Un’anima visibile, ammaliante, colorata, affettuosa, che si dipana ed emerge da una megalopoli gigante, molto inquinata, anche un po’ sporca e fin troppo rumorosa. Quest’anima emerge non tanto e non solo dai colorati templi buddisti, dagli altari pieni di fiori e dai monaci buddisti, non tanto e non solo dal cibo – e dalla frutta tropicale e dalle bevande a base di frutta – che si trova dappertutto, a buon mercato e con una qualità che per me non ha equali nel mondo (e dire che ne ho assaggiati di piatti), sia in strada che nei semplici ristoranti che negli account più lussuosi, non tanto e non solo dalla flora tropicaleggiante che si fa strada nel cemento, nel moderno lussuoso che si scontra con le vecchie usanze, con le palafitte dei mercati, coi grovigli di fili attorcigliati in spregio a qualsiasi norma di sicurezza, quanto e soprattutto nelle persone. Umanissime, premurose, attente al tuo benessere. Non a caso la grande tradizione del massaggio orientale trova in questi luoghi sublime completezza come puro atto di accoglienza, di consapevolezza del presente, di rallentare dalla folle corsa che è la vita. Il cibo, lo spiritualità, la laboriosità sono essenzialmente correlativi oggettivi dell’anima di questa città. Mi stupisco molto quando leggo di non pochi viaggiatori che disprezzano Bangkok. Che ne sottolineano solo il caos e la sporcizia, la mancanza di monumenti imperdibili, la poca chiarezza di intenti di una città. Per me riuscire a dedicarmi un paio di ore dalle tante attività lavorative e passeggiare a caso, visitare i Budda, i templi, prendere il battello, gustarsi un pad thai con una noce di cocco come bevanda, indossare nel taschino una orchidea raccolta da uno sdrucito marciapiede, è stato balsamico, potente e profondamente piacevole.

 Singapore è totalmente un’altra cosa. La mia prima volta era stata a maggio 2018 e ne ero rimasto sconvolto. Già l’aeroporto “jewel” Changi è pazzesco. In città si parla un inglese oxfordiano. Pulizia svizzera. Modernità sostenibile come in nessuna altra parte del mondo, né Hong Kong né Manhattan nè certe zone di Berlino o Milano o Miami. Zero traffico. Trasporti pubblici efficientissimi. Una città del futuro, come ci si immagina possa essere un futuro in cui tutti rispettano le regole, la cultura del prossimo, ci si impegna per gli spazi comuni, si convogliano scienziati e artisti per migliorare passo dopo passo la città. Singapore è stata fondata nella foresta tropicale, con a nord la Malesia e a sud l’Oceania. Una baia naturalistica suggestiva su cui sono sorti grattacieli e modelli abitativi e di terziario raffinatissimi, giardini tropicali, giochi di acqua, musei del design, di arte e di scienza, università e centri di ricerca e formazione di primissimo livello, in cui i brand hanno investito per farsi vedere come filantropi, come costruttori di bellezza. La città, a differenza di Bangkok, è costosissima. Forse è questo il neo più grande. Singapore non è per tutti perché la vita qui costa moltissimo. E anche il clima equatoriale, con tassi di umidità mai esperiti, può in parte frenare un concetto di vivibilità tout court. Ma la bellezza di questa città è letteralmente sconvolgente.