Attorno ad Agrigento

Dopo i giorni di puro panismo nella zone della Sicilia Occidentale, ci siamo spostati verso una Sicilia più selvaggia, più sporca, più complessa, più contraddittoria ma non meno affascinate, l’agrigentino.

Da Castelluzzo, dove abbiamo lasciato con grande malinconia il baglio, il bucolico Baglio Poma, ci siamo diretti di buon mattino verso Aragona. In itinere, una sosta obbligata alle saline di Marsala.

Le saline di Marsala sono meno scenografiche di quelle di Trapani (che colori!, ho scoperto che il rosa delle saline è determinato da un gamberetto), ma sono più autentiche e soprattutto sono site all’interno di una vasta area paludosa, in cui l’acqua del mare non raggiunge mai il metro di profondità, nota col nome di Spiaggione, delimita dall’incredibile isola fenicia di Mothia, uno delle migliori attestazioni fenicie al mondo.

L’arrivo di Fontes Episcopi è stata come l’oasi nel deserto. La zona sud, sud ovest della Sicilia, è forse la più complessa, ancora vessata da problemi di origini mafiosa, abusivismo edilizio, immondizia non raccolta, randagismo e una non banale quota di povertà.

Fontes Episcopi invece è stato un luogo di pura magia: architetture classiche, interiors raffinati che hanno riaccolto e ri-usato arte povera locale, quadri di artisti contemporanei, le donne di “casa” a curare meravigliose cene, una piscina esclusiva, frutteti attorno…una assoluta meraviglia che ha costituito da base per tre grandi filoni della nostra vacanze: le aspre e selvagge spiagge dell’agrigentino, le vie degli scrittori, e – last but not the least – la Valle dei Templi di Agrigento!

Il proprietario, immalinconito dalla dipartita della moglie, ha dedicato tempo e cuore al racconto della vita laboriosa siciliana, a partire dalla rinomata arte fabbrile delle serrature di Aragona.

Grazie a lui, e a un libro presente nell’agriturismo su Pirandello, abbiamo esperito la Via degli Scrittori, visitando sulle loro orme paesi quali Racalmuto (borgo di Leonardo Sciascia), Porto Empedocle (Pirandello e Camilleri) e Favara, paese in cui una sofisticata presenza di artisti moderni sta cercando di controbattere la criminalità e il degrado. 

Racalmuto è una delizia decadente. Al di là della Fondazione Sciascia, voluta dallo scrittore e tenuta oggi in piedi dai nipoti, il paese è pieno di chiese, strade, un’atmosfera viva e industriosa. E la granita al cioccolato di Costanza, e la nostra di mandorla, sono state una vera delizia.

Favara è stato forse il paese più affascinante di tutti. Totalmente degradato, con una atmosfera da far west, brutto nel suo eccesso di caos edilizio e deliziato da questo centro, farm, di artisti contemporanei che la strappano al degrado, per lo meno nella zona “artistizzata”. Da visitare assolutamente. Con occhi curiosi e non pregiudizievoli.

Porto Empedocle è la parte marina di Agrigento. È la patria di Camilleri (Ligata è Porto Empedocle) e soprattutto di Luigi Pirandello, che abitava nella contrada Kaos, nella casa del Pino, come la chiamava lui stesso. Entrambe le città hanno una atmosfera molto decadente, lisa e vissuta, ma si riscattano la prima grazie a una vivace attività portuale e di pesca (non a caso una delle migliori cene di puro pesce, da peschereccio, è stata a Porto Empedocle), la seconda grazie al suo affaccio sulla stupefacente Valle dei Templi, un insediamento greco meravigliosamente conservato.

Infine, il mare. Il mare attorno ad Agrigento non ha quelle nuance infinite e cristalline che aveva nel trapanese, ma è di un celeste acceso, che contrasta con il calcare di molte formazioni rocciose. Ci sono spiagge ampissime di sabbia fine. Una di questa permette una spettacolare camminata alla celeberrima Scala dei Turchi, via acqua bassa su lastroni di pietra calcarea, poi sabbia, poi ancora muschiata dalla poseidonia…Un’avventura arrivarci e che soddisfazione farsi delle foto ai suoi piedi, un po’ franati.