Babbo, 4 anni ormai.

Quattro anni che il babbo è morto. Era l’8 dicembre 2018. Un anno cataclismatico per la mia vita e la mia famiglia. Da quel punto bassissimo di quel giorno buio buio, di quei giorni meglio dire, è come se lui ci avesse aiutato da lassù e ci siamo, giorno dopo giorno, rimessi in pista e riaggiustato tanti pezzi. Cicatrici dolorose ma siamo ancora qui. E oggi mi sono ricapitate le parole che Laura gli aveva dedicato. Sono parole difficili per me da affrontare. Leggerle ferisce e allevia al contempo. Le riporto qui, nel mio piccolo cassetto digitale. E le dico grazie. Non era un periodo bello nemmeno per lei e non era per niente dovuto.

“Se diciassette anni fa mi avessero detto che mi sarei sentita così sola dopo la morte di mio suocero, li avrei presi per matti.
Poi, però, mi sei toccato in sorte tu, per suocero, e mi sono ritrovata ad avere quasi un secondo babbo, io che già ho un meraviglioso babbo Maurizio.
Mi sei stato complice divertito quando mi sono intrufolata in casa vostra approfittando dello stordimento da influenza di Francesco, recalcitrante a farci incontrare agli albori della nostra storia.
Mi hai sostenuta e aiutata col mio lavoro e le gravidanze, sempre disponibile anche oltre le effettive necessità.
Sei stato un muratore/imbianchino improvvisato entusiasta, quando abbiamo comprato la nostra prima casa, undici anni fa, demolendola completamente.
Mi hai viziata e coccolata ad ogni festività e compleanno, con regali scelti personalmente da te.
Sei stato un nonno amorevole, innamorato perso delle tue nipotine, sempre pronto a portarle ovunque, interessato a tutto quello che facevano e dicevano, e tutto questo dal loro primo giorno di vita all’ultimo della tua, quando vi siete salutati.
Hai apprezzato e ti sei goduto, per troppo poco tempo, ma intensamente, la bellezza della natura intorno a Bisarno.
Sei stato un esempio di solarità, energia, ottimismo durante tutta la malattia, vissuta all’insegna del “Non è mai brutto come sembra”.
Non so bene cosa ti succederà adesso, perché, come sai, sono tutt’altro che disposta a prender per buoni dogmi o prediche sull’aldilà.
E allora preferisco pensarti come fanno le tue nipotine: su un razzo dei Superpigiamini, diretto verso la luna, finalmente libero (aggiungo io) da tutto ciò che ti ha portato via troppo presto da noi, e convinta che, da supereroe quale sei stato anche quaggiù, vigilerai su di noi. Ciao Ugo, è stato bello conoscerti”.