“E ora?” – Si tira lo sciacquone!

Bisarno è stato abitato fino a pochi attimi prima del rogito. La vecchia mobilia è stata traslocata gradualmente dai precedenti inquilini, a rogito fatto. I giorni successivi l’acquisto, nei nostri primi sopralluoghi da proprietari, ci siamo mossi con cautela e circospezione, come se stessimo profanando qualcosa ancora non del tutto posseduto e solo in parte liberato. L’inverno umido e piovoso di questi giorni ha reso le visite quasi spettrali: la nebbia bassa che risale dal fiume, le stanze buie per le poche finestre, la fanghiglia tutt’attorno, gli ingressi pericolanti, il fienile che sembra un volto che ci urla contro.

Lo spleen di una giornata uggiosa. La casa, di spalle, pare sopita nascosta dalla nebbia.
“E ora?” è l’interrogativo di fronte a un’opera che mi appare titanica. Certo, si fosse ricchi un’impresa edile, un architetto a la page e in un anno, anche meno, avrei le chiavi della casa restaurata. Ma si fosse ricchi, e tanto non lo siamo, si perderebbero queste sensazioni che miscelano sì paura e incertezza ma anche voglia, eccitazione, sfida, carica. Meglio così. In fondo – mi convinco – il concetto dell'”homo faber sui” mi ha sempre affascinato: mi piacciono i Barry Lindon, i Batistuta e gli Ulisse. E quindi, in attesa dei lavori, il mio dubitando “E ora?” è stato sciolto nel costruire la “compagnia picciola” con cui fare il viaggio. E di quest sono molto contento: un geometra sveglio che sappia guidarci fra le maglie kafkiane della burocrazia e ferrato su tanti scibili, non ultimo architetture e restauri di antichi edifici, un artigiano capace di rispettare e di restituire a nuova vita le storiche murature, un architetto-arredatore talentuoso e ricco di idee sostenibili e in costante dialogo fra lo ieri, l’oggi e il domani di una casa di campagna, con cui avevamo già realizzato lo splendido recupero della mia casa attuale e che ho ricercato e ritrovato con grande piacere diversi anni dopo. Poi ci sono i babbi: affettuosi, curiosi, prudenti, utili, presenti che forniranno stimoli, spunti, consigli e, soprattutto, graditissima manovalanza d’autore sul cantiere (smurare, portare la colazione, riparare la carriola, tagliare qualche albero secco…). Il primo parto di cotanta combriccola è stato chiamare l’autospurgo e svuotare il pozzo nero. C’era un gran puzzo nella latrina e bisognava intervenire. Insomma, una catartica tirata di sciacquone a spazzar via gli “e ora?” e le paure. Adesso, anche l’aspetto del vecchio fienile appare meno sinistro! 

Il fienile che si affaccia sull’aia.