Cinque micini.


Siamo entrati in aprile. 

E lo facciamo con le tante fioriture di piante di solito ostinatamente timide, almeno appunto fino alla primavera scorsa, e, soprattutto con cinque neonati gattini della nostra mamma gatta Ida che hanno trovato ostello confortevole in torre. Orange, il nostro adorato gattone arancione, non si è ancora accorto di nessuna novità.

I gattini paiono sani e la mamma piena di latte. Siamo all’undicesimo giorno di vita e una delle due femmine, maculata su sfondo bianco, sta cominciando ad aprire gli occhini. Sembra la più debole della cucciolata, ma forse sarà la più precoce. Poi ci sono due gattini arancioni, meravigliosi, che si buttano sui capezzoli di Ida con furibonda voracità e l’attimo dopo si cappottano satolli a dormire beati. Stanno crescendo più degli altri, soprattutto uno. Poi ci sono due tigrati su scala di grigio scuro. Un maschietto e una femminuccia: sono esteticamente ineccepibili e di grande dolcezza. Uno dei due lo terremo. Forse la frmminuccia.

E anche la mamma gatta sta bene. Ha superato di slancio il parto. Il giorno della nascita è stato molto coinvolgente.

Come le storie piú belle, anche questa ha avuto un preambolo la notte prima, quando ho pensato (forse sognato?) di sentire dei gattini nati, mi sono alzato, ho preso la torcia cercando sotto il letto i nuovi nati, sentendomi in generale in uno stato molto ansioso. Del resto, non è che nutra grandi ricordi dei parti a cui ho assistito.

Comunque, la mattina del parto la gatta mi si è affidata completamente, miagolando continuamente e guardandomi, un miagolio di aiuto ma senza particolare sofferenza. Si è fatta massaggiare il grembo, era irrequieta, cercava anche di infilare sotto le coperte del letto, forse nell’inconscio tentativo di trovare un giaciglio per il parto. E nel pomeriggio del 23 marzo, io ero ahimè già andato a Milano, Ida ha cominciato il travaglio: ha scelto un luogo che le avevamo mostrato io e Matilde. In torre, appunto, in un appoggino che il nostro divano in pelle ha nel suo retro. Quindi un posto comodo, soffice e soprattutto riparato da sguardi indiscreti e potenziali nemici. Un gattino dopo l’altro, ogni volta un accurato lavaggio con la lingua, fino al quinto. Il tutto vissuto tramite i whatsapp giubilanti della Corsi, che stava vivendo il momento.

E appena concluso il parto una fame inestinguibile ha attanagliato Ida. Una fame per aiutare il suo organismo a generare il latte per quelle latti-sughe così tenere eppure già così attaccate alla vita. Oggi è l’undicesimo giorno di vita: dal decimo i gattini cominciano ad aprire gli occhi. E io sono di nuovo in viaggio col rischio di perdermi questo passaggio icastico. L’apertura degli occhi, la vista, la luce, darà ai gattini nuove prospettive, anche dinamiche. Cominceranno a muoversi. Quindi, abbiamo predisposto una specie di sbarramento nella stanza torre, sbarramento valicabile con un salto dalla gatta che così può andare a fare giratine dove vuole ma non dai gattini, che per i primi due mesi e mezzo sono totalmente dipendenti dal latte materno. Sembra ieri quando a maggio 2021 abbiamo preso la nostra cucciolina, Ida, oggi la mamma gatta, e l’abbiamo fatta abituare a casa nostra chiudendola per circa un mese nel bagno giù. I cicli della vita. Ah, e la sapete la cosa più strana e in fondo più bella di questa storia felina? Quel miagolio tenue che sentivo la notte prima del parto è esattamente lo stesso che i gattini emettono. Ovvio che non poteva provenire dalla pancia di Ida. Ma stava forse quel suono in qualche inconscio magico che di lì a poco si sarebbe materializzato a Bisarno sotto forma di gattini.