Correre.

La serata é piacevole. Il caldo della giornata é stato lavato via dalla mia sistola con cui ho irrigato pazientemente orto e giardino, un lavoro che ha preso più di un’ora e mi ha accompagnato fino alle nove.

Abbiamo cenato tardi. Oggi é stato un venerdì intenso. Al lavoro si stanno accumulando progetti e iniziative che mi hanno restituito quel sano senso di corsa e di entusiasmo che faticavo a provare nei mesi duri di questo inverno. Ruffino Cares oggi, Le Tre Rane di Ruffino domani, la pagina IG @latoscanadiruffino, e tante altre iniziative che mi piacciono e per le quali sto buttando tutto me stesso.

Delle volte mi guardo. Come adesso mentre Lucio Dalla mi canta parole profonde come il suo mare. Mentre coi pantaloncini corti e fangosi aggroviglio le mie gambe sul divano per dare all’Ipad un grembo dove scrivere. Mi guardo e penso se questo iper-attivismo non sia una risposta inconscia, un tentativo di esorcizzare certi pensieri.

Forse si. Mi sento pieno di forze, vivo, creativo, piacente, risolto. Parrebbe quasi una rinascita, una rinascita che ho agognato fino a qualche mese fa. Però ogni tanto, malgrado i trenta gradi e più, sento il freddo. Ho paura e sento brucianti le cicatrici di questo periodo da cui dobbiamo pensarci fuori ma che ancora ci appartiene e ci ha scolpito per sempre.

Due settimane fa eravamo a un funerale di una amica che ci ha lasciato a 37 anni. Stessa patologia di L. Due bambini della età delle nostre e un marito. Lui e lei sono stati i nostri fari nell’aiutarci a dipanarci mentalmente dal duro periodo delle terapie. A dirci che ne saremmo venuti fuori. 

Non che avremmo provato meno dolore se non fossimo così immedesimati. Abbiamo ormai ben tatuata addosso la cognizione della precarietà della vita. E non solo della Laura, o della mia. Ma di tutti. E che davvero dovremmo senza retorica cercare di vivere al meglio, valorizzare, riempire di felicità, questo viaggio, breve o lungo che sia, che ci é dato compiere.

E allora sono felice di vedermi cambiato. Terribilmente spaventato sí, segnato senza dubbio, con dei momenti di disperata infelicitá. Ma anche conscio di avere ora un approccio più sano, presente e altruista rispetto al mio modo di essere. Le persone che mi sono vicino lo sentono, me lo d

Sono andati tutti a letto. Fa quasi freddo. Mi stringo fra le mie gambe e mi curvo. Dalla prosegue la sua musica calda e lunga.

In questi giorni stiamo facendo il trasloco di mia mamma. Siamo nei giorni dei rogiti, dei riscatti di terreno, di fatiche psichiche e fisiche. Ma siamo vivi. Aver lasciato la casa dei miei per me é stato un salto fra le memorie e le nostalgie. E i rimpianti e le mancanze. Del babbo, di quello che forse ero. E per mia mamma é senz’altro più duro. Ma siamo vivi. La nuova casa sarà perfetta per mia mamma e qui Bisarno si fa sempre più accogliente e bella. Poco fa, prima di mettermi a scrivere, abbiamo ballato. Mi é sembrato un bel modo di salutare l’arrivo di questo week end. E di proseguire la corsa.