Giorno 16. Una mail fra colleghi.

“Ciao ragazzi! Davvero, giorno 15 dall’inizio di tutto questo…Non so a quanti si arriverà, mi concentrerei sul fatto che comunque ne sono passati 15 e abbiamo tutti già, volenti o nolenti, una nuova normalità. Non necessariamente meno bella, credo. Ma senz’altro nuova. Le cose nuove spaventano ma danno anche energia sana. Sempre. Questione di istinto di sopravvivenza.

Anche noi abbiamo ridotto al minimo i contatti, non usciamo mai (per fortuna abbiamo lo spazio esterno per far sfogare le bambine, anche se ora è tornato il freddo, addirittura la neve), con io che faccio la spesa anche per mia mamma e i miei suoceri una volta alla settimana, e vedo, osservo, senza voler condannare nessuno, climi onestamente esagerati, puteolenti, nevrotici. Odio per tutto e tutti, recriminazioni, egoismo, leggende metropolitane, chiacchiericcio, psicosi, paranoie…

Noi dobbiamo per forza avere un approccio diverso, dobbiamo essere migliori di questa situazione (che resta non facile, eh!, ci mancherebbe banalizzarla o sottostimarla), per poter essere davvero i protagonisti della rinascita. Questo secondo me è un bell’obiettivo che dobbiamo darci. Essere i protagonisti – pilotare il cambiamento.

Oggi mi è venuto in mente Gramsci e il suo ottimismo dell’azione. Facciamo. Facciamo. Facciamo. Cosa? Beh, sosteniamo il negozio locale che si sta attrezzando per sopravvivere magari con delle consegne a domicilio, coltiviamo l’ascolto – di musica, ma anche di chi ci sta vicino, o lontano – intrugliamo ai fornelli, beviamo vino, assecondando le nuove piattaforme di e-commerce per provare nuovi vini – italiani! -, per chi non ha 77 bambini attorno, facciamo l’amore, apriamo un blog, esercitiamo la scrittura, anche con una semplice cronaca di quello che sta accadendo (siamo dentro la Storia, ci piaccia o no), inventiamoci una idea di solidarietà, procuriamo la spesa ai vecchi nostri vicini che non possono uscire, insomma facciamo…Facciamo qualcosa che attraverso il fare nutra le nostre ambizioni, intime e professionali e ci restituisca un significato profondo di persona in questi giorni di riflessioni forzate. Può sembrare un ossimoro ma tutti i più grandi gesti, le storie, i sentimenti, le relazioni, si nutrono di opposti…

Intanto giù dalla cucina sta arrivando un profumo di agnello al forno pazzesco, Beppe prima in diretta su Facebook mi ha fatto venir voglia di berci il Romitorio. Tutto sommato, e con grande rispetto per situazioni drammatiche che molti stanno vivendo, io non potrò ricordare che con un sapore (agro)dolce, magari in punto di morte, o quando a un certo punto mi troverò a fare bilanci di vita, un periodo, quello dell’emergenza sanitaria del 2020, in cui stavo tutto il giorno in casa con la mia famiglia, mi potevo godere almeno un po’ le bambine, senza la solita fretta, la mia compagna per una volta non incerottata (oh, dieci giorni fa ha concluso i 18 mesi di terapia!), ottime mangiate e grandi bevute, mi potevo godere la mia casa che mi ha costretto a sacrifici di ogni tipo ma adesso è mia e ogni pertugio mi e ci rappresenta, mi trovavo finanche a declamare Pericle, Giovanni Lindo e Pasolini sulle dirette Facebook (e, miracolo, ad avere anche un certo numero di ascoltatori – ma quello è merito dei miliardi di fan che ha Beppe!), lavoravo a distanza e spesso per cause nobili (la beneficenza, il supporto alla popolazione) e sul morale delle persone, io di solito sempre facile ad abbattermi e pessimista.

In questa emergenza mi sono trovato con una energia strana, forte, propositiva, che ho voglia di far sentire. In mezzo alle paure che provo, ai momenti di disperazione che provo, alle debolezze che credo siano inevitabili e anche giusto tirare fuori. Non esiste il super-homo, se non in visioni francamente letterarie.

Interrompo, l’odore dell’agnello si sta facendo irresistibile…