Gli spaventapasseri, una faraona, una scalinata e tanti semini.

Pranzo della domenica

Lunedì mattina. In ufficio mi aspetta una giornata intensa, fra riunioni e incontri. Sono ancora un po’ stordito: l’ora solare la sto soffrendo più di ieri mattina e mi sento il volto e la testa brucianti per il sole preso in questo bel week end di primavera trascorso in famiglia a Bisarno. È stato caldo, quel caldo che aspettavo dopo una settimana ventosa e fredda. Leggo dalle previsioni che non durerà: un altro fronte altamente instabile, con pioggia, vento (l’odioso vento), temperature in picchiata, è atteso da mercoledì. La buona stagione non è ancora arrivata, ma credo che l’approccio giusto sia quello di godersi, di almeno provare a godersi, quello che ci viene dato, e di sfruttare appieno i lati positivi di ogni situazione. Facile e forse banale a dirsi, meno a farsi.

Ecco la scala coi pali di castagno

Comunque, io questo fine settimana l’ho riempito, come un salvadanaio, di tante piccole attività, svolte da solo e anche in compagnia, che mi hanno fatto stare bene e che, poi, daranno i loro frutti. Fin dal sabato mattina – non erano neanche le 8 – che eravamo io e le Upupole in piedi col chiaro intento di “fare le contadinelle”: intento poi tradito dagli eventi, ma lo spirito non è mancato. Abbiamo infatti subito fatto una colazione da campioni al bar (rito del sabato mattina elevato da un sublime cornetto al cioccolato) ma poi le bambine hanno preferito rimanere in paese con mia mamma, mentre io sono tornato alla casa, dove mi aspettava il mio vicino Sauro per fresare la terra dove verrà seminato il prato, che andrà ad allungare il tratto già presente. Non solo abbiamo fresato, ma abbiamo anche costruito (oddio, qui il mio ruolo si è fatto ahimè solo speculativo e poco operativo) una scala coi pali di castagno nella rampa che separa l’aia dall’orto. Con altri pali di castagno abbiamo messo il sostegno ai 5 olivi che abbiamo. Quei pali di castagno, mangiati, erosi ma dal gran fascino provenivano da una vigna dismessa della fattoria di Grignano e sono legati a un piacevole e divertente ricordo di mio babbo: eravamo io e lui, piuttosto imbranati invero, a raccoglierli circa un anno fa, nella collinetta dirimpetto casa. Ancora mancavano di un utilizzo a ripagare della nostra fatica fatta, poiché inizialmente li avevamo presi per fare le vasche dell’orto ma poi avevamo optato per dei cordoli di cemento. Ora vivono invece in una rustica scalinata e a sostegno dell’oliveta (e anche di altri alberi da frutto): un bel modo per perpetrare il ricordo di quella giornata. Nel mentre abbiamo anche abbassato la recinzione dell’orto (troppo alta, nascondeva un po’ la bellezza del muro alle spalle) e piantato due spaventapasseri, più chic che utili temo, diventati a breve i più fotografati di Bisarno!

Spaventapasseri e Upupole

A pranzo – visto che la Corsi era impegnata fin dal primo mattino in un convegno – ci siamo deliziati con un mirabile panino al lampredotto (e dei tortelli, e una schiacciata col prosciutto del Casentino, per la cronaca) da A Pancia Piena, con gelato e caffè d’autore dalla vicina La Via del Gelato per proseguire poi, pieni e sazi, i nostri lavori a Bisarno, questa volta con la complicità, querula e garrula, e piuttosto litigiosa, con annessa involontaria ginocchiata di Matilde nella bocca di Costanza), delle Upupole. Siamo arrivati alla cena stravolti: una pasta con asparagi, pachino e salmone, Ritorno al Futuro tutti insieme e poi a nanna.

La domenica è stata una giornata meno faticosa e più conviviale. Abbiamo invitato i nonni da noi e per l’occasione – e qui i sentimenti sono stati un po’ contrastanti – abbiamo ripristinato l’assetto estivo di Bisarno, quello bruscamente interrotto il 14 agosto scorso. Riportare fuori dal fienile il tavolo, pranzare per la prima volta in stagione sotto il pergolato con una faraona d’antan, le bambine a giocare con la lavagna e i gessetti colorati e con le biciclettine attorno alla tavola, riposizionare i divani in ferro battuto e il tavolino da appoggio è stato intenso e molto forte. Più che un nuovo inizio, questa ritualità ha assunto il sapore di una rinascita. Almeno io l’ho caricata di valenze di questo tipo, ma credo anche la Laura e anche mia mamma. E per festeggiare questa nuova rinascita non ci siamo fatti mancare le semine: quest’anno, sempre grazie al contributo del mio pusher prediletto, abbiamo seminato con le bambine 6 differenti cultivar di basilico e, in serata, 15 differenti cultivar di pomodoro…Un lavorone che, appunto, vedrà i suoi frutti (speriamo!) di qui a un mese circa…

Adesso è quasi l’ora di portare a scuola le bambine. Sono le 8 e 20 circa e sono sveglio da più di un’ora. Mi faccio una doccia al volo per vedere se questo senso di stordimento si dissipa e inizio questa settimana. E se sarà piovosa, fredda e ventosa…pace.

La mia basilicaia