Gli uccelli

Stamani, all’apice della giornata più gelida dell’anno, con le minime di stanotte scese a meno dieci, impegnato nella mia mattutina seduta in bagno, ho goduto non solo del piacere fisico della deiezione ma anche di uno spettacolo unico che per un pantascettico e agnostico come me ha rappresentato uno squarcio nel velo della mia indifferenza: una danza, tonitruante e geometrica, voluttuosa e irreale, di migliaia di storni che si è palesata a me sul trono fuori dalla finestrella del bagno.

Ho persino dovuto accelerare il sacro rito per affacciarmi al gelo dalla finestra. Per seguirli nell’aia mentre proseguivano verso il fiume, disegnando le loro traiettorie mistiche e tersicoree e restituendo un paesagggio da sogno: gelato e atemporale e al contempo animato dalle danze da balletto russo applicato agli uccelli.


Confesso che mi sono commosso di tanta bellezza. Non posso che pensare agli uccelli di Hitchcock e alla sublime canzone del maestro Battiato, “Gli Uccelli”.

Dicono che domani nevicherà. Forse gli uccelli, storni, intuivano un avvenimento tanto eccezionale e sono venuti ad avvertirmi. Finito lo spettacolo la macchina, dopo il gelo della notte, scioccata anch’essa col suo cuore tecnologico di tale spettacolo naturale, ha deciso di non partire. Chiamare il carro attrezzi, innervosirmi, sentire gli aghi del freddo durante i vani tentativi di accensione dell’auto, mi ha riportato al mio io e al corso normale della giornata, ma con in testa per sempre quel balletto avicolo che stamani 28 febbraio 2018 ha deciso di sublimare la mia giornata mentre mi trovavo impegnato nel più fisico e greve dei momenti.