Sono giornate di fine settembre anticipatorie di un autunno freddo. Soprattutto la sera le temperature crollano e i colori diurni sono accesi e vivi. Qua attorno, sferragliano i trattori carichi di uve. La vendemmia è in corso. Non esiste periodo migliore per vivere nella campagna toscana.
Ci siamo riappropriati della nostra ruotine dopo la magica parentesi siciliana. Io con molta fatica, anche Laura credo, le bambine invece hanno accolto il rientro a scuola con lo stesso immutato entusiasmo del primissimo giorno del loro percorso, che mi auguro, e credo, sarà lungo e soddisfacente.
Fatica, dicevo, e un po’ di striscianti inquietudini che in questa stagione epigonale (dal caldo verso il freddo) mi caratterizzano da sempre. Un po’ di mal di pancia, un po’ troppi pensieri, un po’ di paure, alcune situazioni al lavoro non del tutto piacevole che cerco di esorcizzare con Bisarno.
Su Bisarno abbiamo dei grandi progetti in ponte! In queste ore stiamo concludendo un lavoro che si era protratto per mesi, fra differimenti e imprevisti. Abbiamo lastricato, con posa ad opus incertum (quindi lastre irregolari per dimensioni, foggia e cromia), la zona delle fosse biologiche, ottenendo una aia di circa 20 metri quadri, meraviglioso approdo della scalinata che congiunge al pozzo. Una zona nuova, che inizia a tracciare una linea verso l’altra unità abitativa, il fienile, quello di cui tante volte ho ritratto il meraviglioso portale ligneo, che vorremmo ristrutturare in tempi non biblici.
Intanto, mi godo con davvero tanto piacere la seconda aia, con le pietre di fiume, di terra, tondeggianti, spigolose, col muschio, ferrose che lo compongono. Dal pozzo l’immagine è davvero bella, coi riflessi della maglia di ferro ottagonale a copertura del pozzo che si riverberano lungo la scala, che sale fino ad approdare alla seconda aia di nuova lastricatura.
Attorno alla scala gli orti hanno quasi concluso la loro produzione estiva: pomodori, cetrioli, melanzane, friggitelli, fragole, zucchine, fiori di zucca, cocomeri, zucche gialle e poponi. I fichi varietà turca, buonissimi. Non ci siamo fatti mancare niente, insomma.
Quel che mancano sono i pennuti, ai quali eravamo molto affezionati (ci riproveremo) ma che una volpe ci ha portato via. La stessa volpe che ormai ha capito che a Bisarno si sta bene e che, in assenza di tartara di pollo gradisce pressochè ogni sera i croccantini dei gatti e un pezzettino di ‘nduja!
“Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”, pareva mi dicesse leccandosi i baffi dopo l’ennesimo pezzo di ‘nduja che le ho dato per fidelizzarla.