Il Bisarno oltre l’Amstel, il fiume che ha dato origine al primo insediamento chiamato Dam, la diga appunto che lo ha reso possibile strappando un primo fazzoletto di terra dal mare. Diga sull’Amstel: Amsterdam, dove ci troviamo in questi giorni. Ricevo whatsapp con foto dei lavori al Bisarno, con l’ansia e la colpa di chi sente quasi di aver tradito qualcosa, allontanandomi dall’ecke ecken nevrotico e sentimentale, appagante e travolgente, di questa fase della mia esistenza: il restauro di questa vecchia casa di campagna. Eppure sembra quasi che senza di me i lavori procedano più veloci, come se in loco la mia stasi di pensiero incagliasse il dinamismo di azione. La facciata posteriore del modulo torre è quasi completa ed è venuta una meraviglia: la contemplo dal piccolo schermo dell’iPhone con questa strana nuova vista dopo il Lasik che mi fa vedere bene da lontano ma mi infastidisce da vicino, quando cala un po’ la luce, nelle penombre e nelle stanze con le luci artificiali.
Poco prima della partenza abbiamo anche presentato il cosiddetto “abaco degli infissi”, relativo alle aperture afferenti alle due stanze che porteremo in ristrutturazione immediata: la stanza del camino e la stanza ingresso, dove verranno anche individuati un bagno e una lavanderia-spogliatoio.
Gli schizzi per le prime finestre: opteremo per il ferro, scelta complessa ma che alla fine mi convince più delle altre. |
Adesso impugno la bicicletta, simbolo di questo viaggio ad Amsterdam, e torno a immergermi in questa affascinante città fra i canali, che ha un po’ della mia Berlino, soprattutto nella zona del porto dove dominano moderne architetture di vetro e acciaio, qualcosa di Barcellona, per un certo tocco mediterraneo negli eccessi ludici e sguaiati, una spolverata giovane, pansessuale e panteista, veggie e hi-tech di San Francisco, una facile analogia con Venezia, con le acque che la irrorano come un sistema sanguigno e i canali che la dominano, a tratti evidenze di Amburgo per quei mattoni scuri, il porto, i dock, l’anima marinaia e commerciale, e, infine, un pizzico anche di Londra, per il tempo bizzoso, spesso ventoso e piovigginoso e il sincretismo delle sue culture che la rendono una città molto divertente anche dal punto di vista gastronomico. Non poco per quella che una volta era solo terra strappata con fatica al mare e buona solo per coltivare patate.