In volo verso Hainan

Ed eccomi di nuovo in un volo intercontinentale, destinazione la Cina e nello specifico l’isola tropicale di Hainan. Si torna alla Economy. Finiti i privilegi precedenti: negli ultimi viaggi quasi non davo loro nemmeno più troppa importanza. Succede sempre cosi: ci si accorge di quanto una cosa sia importante quando viene meno. Ma ora ho un’altra vita lavorativa, ancora più bella, che mi sto costruendo da solo, e che in pochi mesi è davvero fiorita. Il Consorzio Chianti Rufina, su tutti. E tanti piccoli grandi progetti attorno. Come questa splendida opportunità col Salotto Italia – Cina, all’interno del quale sono coinvolto come intermediario culturale per la definizione concettuale di una Bottega, all’interno di un macro progetto italo cinese chiamato Salotto Italia – Cina, a Sanya, nella zona sud. Sono emozionato si, ma anche un po’ stranito. Le classiche sensazioni che mentre si vola si provano, quasi come in un flusso di coscienza. Rispetto al mio recente passato, sto prendendo scelte e decisioni con un mindset diverso, che impattano sull’organizzazione della mia vita personale e professionale, decisioni di cui sí sento la bontà, di cui sono il padrone assoluto, che finalmente mi ridanno entusiasmo e divertimento, ma per le quali non ho certezze oggettive che siano quelle corrette e che frutteranno. Questo viaggio in Cina, su cui ho personalmente investito, è una di queste scelte su cui mi pongo delle domande. Mal che vada, mi dico, mi faccio una settimana in una isola tropicale, conosco una parte del mondo diversissima, di sapori, profumi e culture profonde, e stringo contatti che potranno servire a lungo. Sono sempre esperienze. Ma ogni decisione si interseca con altre e genera conseguenze. Il viaggio a Hainan ha significato non partecipare allo spettacolo teatrale della Laura. A lasciarla sola nel gestire la famiglia e la partenza per la Francia della Matilde, primo viaggio da sola. Inoltre mi ha costretto a non andare a Londra a sostenere gli esami del D3, concomitanti con questa trasferta – che dovrò ridare a ottobre. Boh. Non sono proprio sereno su questo aspetto. Non mi ero nemmeno preparato bene, e forse avrei passato solo la parte di degustazione. Ma resta comunque il rimpianto. Lo spreco economico. E la necessità di estendere ancora per mesi lo studio, estenuante, e di investire in una nuova trasferta londinese per andare a tenere gli esami. 

Inoltre, l’aver spostato a ottobre il D3 mi impone di finire il libro. Ormai mi devo concentrare e concluderlo. Sta anche venendo davvero bene e ogni volta che lo presento in uno storytelling, dovrò farlo anche qui a Sanya, come l’ultima volta al Vinitaly, mi regala grandi soddisfazioni.
Poi c’è l’apertura del fienile di Bisarno. Gli ultimi due mesi non sono stati divertenti, per essere eufemistici. Ma ci siamo. È venuto meraviglioso. E cosa manca per aprirlo? Una burocrazia. Che rabbia.

Intanto siamo quasi arrivati a Chongqing: nona ora di volo su dieci e sei ore avanti. Quindi: local time le 5 del mattino cinese. Non ho dormito neanche un po’.  E mi aspettano 3 ore di attesa a Chongqing e altre due di volo, fino ad arrivare a Sanya quando saranno le 11 del mattino. Mi sa che caracallerò stanco tutto il giorno. 

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