Insieme.

Quando l’altro giorno con le bambine indispettite davamo il letame nel campo, mi è sovvenuto che dalla parola letame noi italiani abbiamo derivato il termine lieto. Qualcosa che magari puzza, è uno scarto, fa anche un po’ schifo, ma alla fine, soprattutto alla lunga, genera frutti, concima rende fertile, felici…E quello che è cacca oggi, in realtà è un prospetto di fiore profumato e ubertoso. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, cantava De Andre in Via del Campo.

Alla fine, tutte le mie paure di fronte alla vita le abbiamo vissute: la malattia, la morte, gli addii per sempre…Ci sono persone che oggi mancano e pagherei qualsiasi cifra per averle qui. Il babbo ovviamente. Lo zio. Magari lo sono lo stesso qui noi, negli occhi infiniti delle bambine, per esempio.

E oggi – leggo e non vado a braccio perché sono molto emozionato – sono a pensare che un po’ (tanto) di letame addosso, in questi venti anni, ne abbiamo ricevuto. Ma l’abbiamo fatto fruttare.

Ecco, allora in questo momento lieto, proverei a concentrarci solo sulle cose belle che abbiamo creato, insieme. Alcune impastando tanto letame. Il 5 luglio 2011. Il 22 luglio 2014. i nostri due gioielli. L’11 dicembre 2018. La prima radiografia pulita dopo la tua chemio. Erano tre giorni che era morto il babbo. E quello è stato un regalo dal cielo, in mezzo a tanto tanto letame. Salendo le scale dell’ospedale, eravamo in un seminterrato, per andare a telefonare a mia mamma per darle la bella notizia sono inciampato, cadendo rovinosamente a terra. “Nulla, nulla, non mi sono fatto niente!”. Hai affrontato la malattia in una maniera meravigliosa. Io meno, ho fatto tanta fatica. Compilavamo ogni sera per mesi con le bambine “Il diario della felicità” – le cose belle che malgrado tutto accadevano – che ogni tanto rileggiamo. Ci siamo messi a costruire, a pensare al futuro. A nutrire il bello, quel poco di bello. Quanti alberi e piante ho piantato a Bisarno? Erano un segno tangibile di vita, come le liberatorie bracciate col cayak nelle acque turchesi di Minorca, nell’agosto 2019.

Bisarno. 3 luglio 2017: la prima notte a Bisarno: eravamo coi qui presenti, miliardi di zanzare, cantieri aperto e un tracimante entusiasmo, dopo due anni di lavori matti e disperatissimi. Andando ancora indietro nel tempo, mi ricordo anche il primo giorno della casa a San Francesco, te appollaiata sulle scale un po’ triste perché le cose in studio non andavano bene e i mobilieri che installavano la cucina. Un altro anno indietro e il primo emozionato sopralluogo alla casa di San Francesco appena rogitato: vuota, piccola, umida, zero soldi e la tua clamorosa testata nell’arco della cantina. Che giorno e che anno erano? Di nuovo avanti nel tempo: gennaio 2018. Il 2018 il nostro annus horribilis. La tac alla testa conferma che Costanza non ha nulla. Dopo due settimane e mezzo la dimettono dall’ospedale e troviamo i nonni che hanno organizzato una festa a sorpresa a Bisarno, riempiendola di palloncini. Torniamo a noi due giovincelli: la prima vacanza insieme, a Malta, agosto 2002, pochi giorni dopo la morte di mia nonna. “Cosa mangiamo stasera?” E te che mi proponi i piselli in scatola. Ti imbizzisci per le vie della Valletta e fai per chiamare un taxi e tornare all’aeroporto. Hai sempre amato i litigi scenografici e urlanti. Io meno. Ora comunque fai crostate fantasmagoriche. E non solo. E di viaggi ne abbiamo poi compiuti di memorabili in tutto il mondo. Il primo bacio a settembre 2001, davanti a Villa Donatello, dopo il mais tostato e una birra scura al Jazz Festival. Crollavano le torri gemelle, come esattamente crollava il Morandi il 14 agosto 2018, esattamente quando scopristi il referto.

Ne potrei elencare tante altre di date significative. E senza essere retorico, laddove c’è stato tanto letame, sotto forma di sacrifici, brutte notizie, problemi, siamo sempre riusciti a far nascere del bello, a intravedere la luce dell’emozione a cui aggrapparsi nel buio razionale di certi momenti. Questa credo sia la nostra forza.

Quindi, grazie. E alle tante nuove date da scrivere insieme.