





Sono nel treno PIzzo – Firenze SMN, di rientro da una quattro giorni in Calabria di grandi emozioni. Ho partecipato a un momento molto intenso, l’inaugurazione di un giardino recuperato dall’incuria e restituito alla sua ancestrale bellezza a Capo Vaticano, vicino Tropea: Il Giardino degli Dei. Mentre il treno corre veloce (e meno male, senza particolari ritardi o disagi) davanti a me ho uno spettacolare tratto di costa, di mare azzurro, che mi fa ripensare ai giorni vissuti.
Il Giardino degli Dei è un progetto davvero sognante, lirico. Di bellezza e tenacia. Voglia di fare e capacità di fare. E determinazione a farlo. Si compone di oltre 25 botaniche, alcune già presenti ma non curate, altre reintrodotte e reimpiantate, fra arbusti, alberi, cespugli, piante a fiore, piante a frutto: dal lentisco al mirto, dal corbezzolo al bergamotto, dall’olivo al fico d’india, dal pepe rosa al pero selvatico, dalla lavanda al rosmarino, dall’ibisco alla tamerice, solo per citarne alcune. Sono piante proprie di tutta l’area centro meridionale costiera del Mediterraneo, in particolare della Calabria e della Costa degli Dei. Piante rustiche, odorose, tenaci, con storie antiche, usate in erboristeria, officinali, in costante dialogo e sinergia coi suoli poveri di queste zone e col mare, con il quale si fondono e creano un ambiente magico, misterioso, un tutt’uno di travolgente bellezza.
L’altro elemento caratterizzante Il Giardino degli Dei è il mare. Un mare incredibile, dai colori indaco, azzurro, ottanio, turchese, blu, che qui compenetra, ora con schiaffi violenti ora con carezze dolcissime, portando con sé un vocabolario di storie e miti senza tempo, faraglioni, rupi, insenature, su cui si aggrappa tenace la macchia mediterranea. Leggenda vuole che proprio nello scoglio antistante Il Giardino degli Dei, la profetessa Manto avesse vaticinato a uno smarrito Ulisse un ritorno, seppur travagliato, all’amata Itaca. Certe notti, sembra quasi di sentire il canto ammaliatore delle sirene. Sullo sfondo, lo Stromboli vigila maestoso. Ancora più lontano, Vulcano. Nella linea dell’orizzonte, alla sinistra di chi osserva, si intravede l’Etna. Sulla stessa linea, fra la Calabria e la Sicilia, a occhi chiusi e cuore aperto, si percepiscono Scilla e Cariddi.
Visitare il giardino, aprire gli occhi alla sua bellezza, ascoltare il melodioso silenzio delle onde e del vento che leviga le piante e le pietre, inspirare a pieni polmoni i profumi inebrianti delle piante aromatiche e del salmastro del mare, è come portarsi addosso una essenza ancestrale che da sempre ci appartiene. Alle prime luci dell’alba, quando il crepuscolo è spezzato dalla forza della prima luce o quando il sole tramonta sullo Stromboli e il cielo da azzurro si fa prima arancio poi viola, lo spettacolo che si offre è unico: una esperienza sinestetica, con tutti i sensi vezzeggiati, che permette di percepire un passato senza tempo di arabeschi magici, un presente assoluto di pienezza e compiutezza e la sensazione appagante di essere parte di un continuum che si proietta in un futuro infinito.
RIpenso a ieri, quando, insieme ai fondatori di Acqua degli Dei, abbiamo raggiunto via pedalò quel meraviglioso specchio di acqua su cui si affaccia il Giardino. Non ci sono altre vie, se non un sentiero pericolosissimo. I millenni hanno levigato le rocce, creando una palude di acqua cristallina con una mini insenatura di spiaggia bianchissima. Acque poco profonde, non calcabili da navi, punteggiate dal mitologico scoglio della profetessa Manto. Siamo arrivati lì a nuoto, nell’esatto punto in cui gli archeologi e i filologi concordano sia ambientato la storia di Ulisse e di Manto. Ulisse è un personaggio che mi appartiene, che sento nelle mie corde. Le parole di Dante mi scavano dentro fin dal liceo. Altro che vivere come bruti, la conoscenza e la virtù vanno navigate, vissute, perseguite con decisione e coraggio, anche a costo di prendersi dei rischi come affrontare le correnti e le insidie della vita. Con fermezza e risoluzione. Abbiamo condotto una sorta di riunione lavorativa in quel luogo. “Ragazzi, vi rendete conto che power point stiamo mostrando? Guardiamoci attorno”. Un bagno magico, un momento davvero intenso, di creatività, pensiero, progettualità non spaventata, che mi ha fatto finalmente per una volta sentire parte di un tutto, in armonia. Un’esperienza panistica e rigenerante davvero forte: anche a me, come a Ulisse, Manto dal suo scoglio ha parlato, attraverso la bellezza, attraverso quello che sto provando sulla pelle, con gli odori, con quello che avevo davanti.