L’arco ritrovato.

Quando effettuavo i primi sopralluoghi a Bisarno, uno degli aspetti fruitivi che mi attraeva di più di quel suggestivo mondo antico che ispezionavo con timida cautela, era la possibilità di ricreare l’osmosi fra l’aia e la stalla attraverso il recupero della vecchia porta carraia. Intravedevo la possibilità di un ampio arcuato portale a vista che avrebbe costituito un unicum abitativo fra la cucina grondante di profumi e sapori e una colorata e ciarliera tavola imbandita sotto l’ombra di un frondoso pergolato di vite. Uno dei capitoli de “La Toscana di Ruffino” immagina proprio uno di questi momenti dello “stare insieme” con “gusto”: il pranzo di Pasqua. Quel testo racconta un immaginario pranzo di Pasqua con gli amici che si svolge proprio sotto il pergolato di Bisarno, un lastricato fra l’arco della cucina e il liso e affascinante portale del fienile che si trova nell’altro lato dell’aia, anche quello elevato a protagonista de “La Toscana di Ruffino” nella copertina del libro. Sì, i sopralluoghi e l’acquisto di Bisarno coincidevano e si intersecavano – reciprocamente ispirandosi e nutrendosi per oltre un anno – con la realizzazione de “La Toscana di Ruffino”. La genesi di questo arco, venendo al dunque e alla cronaca di questo sabato variabile e perturbato, ha visto inizialmente la demolizione della spalla, della base sopra cui vi era la finestra che era stata creata al posto della porta carraia. A quel punto l’apertura è arrivata fino a terra. Poi si è provveduto a installare con una centina, una forma di legno modellata su una prova in polistirolo per agevolare i muratori a mettere i nuovi vecchi mattoni con la giusta arcuatura e a ricreare con la corretta linea il pezzo mancante dell’arco, quello centrale. Infatti, dell’antica porta carraia rimanevano soltanto due mozziconi dell’arco a doppio mattone che la definiva, la parte iniziale e la fine. Un altro momento significativo e complicato era stata la collezione del materiale murario, di modo da arrivare a questo sabato con tutte le armi affilate: avevamo bisogno di mattoni vecchissimi e non troppo lontani per misure e cromie a quelli rimasti nei due mozziconi, che sarebbero stati mantenuti e avrebbero costituito il “la”. Insomma, l’effetto toppa era un rischio presente. Fortunatamente da demolizioni fatte a Bisarno in altre zone avevamo accumulato un buon numero di mattoni simili, e certamente antichi e del luogo. Una volta ricostruito l’intero arco di è provveduto a demolire (e a ricostruire immediatamente una muratura in pietra e mattoni) l’architrave in pietra con sopra un altro pezzo di arco in mattoni che altro non erano che la struttura di sicurezza della finestra rimossa. Adesso tempo per far asciugare la nuova parte di arco e le nuove murature sovrastanti e poi verranno tolte le murature ancora presenti sotto l’arco e successivamente rifinite le mazzette, le spallette di sostegno. A quel punto anche l’arco della porta carraia di Bisarno sarà davvero restituito.

Primo step: demolire la spalla, la base della finestra. Si nota anche il colmo di un altro arco sopra l’architrave della finestra che dovremo eliminare e rimurarci sopra.
Ed ecco l’installazione della centina.
Dettaglio dei vecchi mattoni trovati e che serviranno per fare l’arco originale.
I primi mattoni messi.
Si procede: uno sguardo dall’interno.
Ancora più avanti.
Sempre più avanti.
Completato!
Labor limae!