La fragile perfezione della domenica.

E’ una soleggiata domenica, nel lento trotterellare delle dieci verso le undici. Fuori la brina ammanta ancora i campi e il silenzio è netto. Una forte luce bianca entra in casa, portando vita in una mattinata altrimenti dolcemente sonnacchiosa. Le bambine, ancora in pigiama, giocano coi gatti (ne farebbero a meno i gatti, ma tant’è). Laura è al computer in camera. Io sono in torre a prepararmi a un lunedì di lavoro piuttosto articolato.

Una spremuta. Un caffè. Un pezzo di crostata alle more preparata dalla mia dolciastra metà. L’arrosto, a pezzi come vuole la scuola toscana, che a breve inizierà la sua lenta cottura, irrorando l’aria coi suoi ubertosi profumi. La musica di sottofondo, spesso canzonette stupide quando la scelta è in turno alle piccole, più auliche quando tocca a me: oggi mi va di risentirmi i Pink Floyd. Che pezzo di struggente meraviglia è “Comfortably Numb”? Riserva Ducale Oro a celebrare in rito laico il pranzo della domenica. Il crepitio del fuoco che fa sempre tanta atmosfera.

Ci raggomitoliamo attorno a Bisarno, come se la casa fosse un panno caldo e accogliente. Chissà quanti lo hanno fatto prima di noi, chissà quanti lo faranno poi.

La consuetudine della domenica a cui mi aggrappo d’istinto, che mi regala una strana nostalgia perchè so che un giorno non ci sarà più questa fragile perfezione.