La neve mai.

Raramente scrivo di lunedì mattina. Forse é la prima volta nell’avventura ormai biennale di questo blog. Ma ho un po’ di tempo stamani per me. Guardo fuori: sono meno quattro. Il Burian imperversa trascinando nella sua furia qualche solitario fiocco di neve e pulendo al bello il cielo. E niente coltre bianca nemmeno stamani.

La neve, che delusione. Penso per chi abiti a Pontassieve, o a Firenze, sia una frustrazione continua. Qui “fa buca” e anche quando tutte le previsioni concordano, e anche quando anche nel paesello limitrofo accendono gli spalaneve, o disperati supplicano sale scioglighiaccio, qui o non attacca, o é gonfia d’acqua, o é portata dal vento, o proprio nulla…
Non é un caso che nella mia memoria si staglino nitide alcune grandi nevicate: nel 1985 e nel 1992, per esempio. O la doppietta più recente, io già uomo, nel 2009 e nel 2010. Poi più niente. E io che mi macero sempre con le previsioni, col naso all’insù, con le speranze. Come ieri, quando avevo anche già riesumato lo slittino ed eravamo pronti con le bambine alla neve a casa.

Perche quando poi quelle rare volte che viene giù, so proprio divertirmici! Ho sempre questo vecchio slittino a due posti del 1992 col quale adesso, insieme alle bambine, non appena fa due fiocchi, solchiamo con gioia puerile il pratone di Vallombrosa, la nostra montagna, quella sì sempre nevosa e che in soli 30 minuti d’auto ci regala divertimento bianco in inverno e d’estate frescura e relax sui suoi prati.

E ieri infatti, mentre a Pontassieve “bruzzicava”, nevicava senza attaccare, abbiamo preso la macchina, io, le Upupole, la zia e la cugina, e siamo andati a cercarla, stile Maometto con la Montagna, e siamo arrivati alla Consuma, un paese di valico qui vicino, dove una fittissima nevicata – piccoli cristalli di ghiaccio turbinati dal vento – aveva finalmente regalato un paesaggio stile “The day after tomorrow”.

Insomma Consuma ok, Vallombrosa ok, ma la neve è per Pontassieve come il nemico per il tenente Drogo nella fortezza Bastiani ne Il Deserto dei Tartari, o Godot nell’opera di Beckett, o il dio rivelato per gli Ebrei, o una coppa per la Fiorentina: non arriva mai! Una chimera, una attesa vana, una aspettativa che non si incarna mai e che ci frustra assai.

E adesso ci attende questa settimana gelida, sotto zero, che segnerà il passaggio a un mese finalmente più tiepido, marzo, che a lavoro significa nuovo anno fiscale, nuovi progetti, nuove iniziative, nuovi obiettivi da perpetrare. E per l’infinito progetto di ristrutturazione della casa, marzo sarà uno dei mesi più complicati sia per gli equilibri economici sia per le poche soddisfazioni che ci darà: non ci saranno grandi lavori e abbellimenti. Si, proveremo a organizzare la stanza ospiti – vista la visita del cognato con moglie e nipotina a Pasqua – a ripristinare qualche porta, a piantare il pratino e la siepe lungo il lastricato, ma per il resto, per le ristrutturazioni più imponenti ed evidenti, dovremmo aspettare maggio.

Ma intanto, giorno dopo giorno le temperature si faranno più dolci. E questo aiuta. Adesso é tempo di svegliare Costanza e prepararci, umore buono e risoluto, a questa ultima fredda settimana a cavallo fra febbraio e marzo.