In quest’ultima calda settimana di febbraio, è scoppiata la primavera – fin troppo anticipata – così come, purtroppo, l’incidenza dei positivi in questa estenuante lotta contro il covid.
La terza ondata pare una realtà ed è evidente che le chiusure, i colori, le strategie a oggi esercitate non abbiano funzionato.
Ma evito ogni polemica fratricida e mi godo il panismo che queste temperature (oggi 21 gradi!) mi regalano: in serra, senza aprire i vetri, si arriva a 30 gradi e sia ieri che oggi, in smart work, ho mangiato nell’aia, coi gatti, gallo e galline a farmi compagnia.
E’ la quarta primavera che sono a Bisarno, ma mai come quest’anno sto osservando la rinascita delle piante: le gemme gonfie degli alberi da frutto, i virgulti rossi delle rose, le foglioline del gogy e degli agrumi, la zagara odorantissima del pompelmo in serra, i boccioli rosi e rossastri dei peschi e degli albicocchi, i fiori biancorosa del mandorlo e bianchi dei susini, le fave che crescono veloci, con le biete e l’aglione nell’orto, l’iris che buca il terreno insieme alle margherite e a un tappeto di fiorellini minuti viola…E la cresta rossa del gallo, le galline in iperproduzione ovarica, i gatti che la notte si amano e si mordono e il giorno dormono nell’erba soleggiata.
Quanta bellezza.