Sento il rovigliare di due gazze ladre attorno alle minuzzole di pane della tovaglia scossa qui nel lastricato dell’aia. In fondo, la lavanda ha alzato i suoi steli viola e sembra guardarmi. Abbiamo pranzato da poco e mi sto dedicando alla scrittura spanciato sulla sdraio nel prato. È ventoso e aiuta a mitigare il caldo: leggo che questo è il vento che porterà l’estate. Un anno fa eravamo a Castiglione della Pescaia e senza una casa, non più a San Francesco e non ancora a Bisarno. Giorni ben più appiccicati e afosi di questi e gonfi di mille preoccupazioni. Abbiamo ancora tanto da fare e situazioni da dormirci poco la notte non mancano ma intanto è sempre nutriente guardarsi ogni tanto indietro e motivarsi per quello che abbiamo conseguito, senza neanche mollare il lavoro. Questa mattina ho con buona volontà contribuito a dipingere la porcilaia, l’edificio una volta destinato ai maiali – costruito (o ristrutturato) nel 1946, come riportava una firma di muratore lasciata sopra la porta di ingresso. Il porcile è una piccola costruzione su due piani, una affacciato sull’orto e il piano più alto a livello dell’aia. Quando sarà finito ci metteremo una piccola lavanderia da esterno. Per adesso ospita qualche ballino di cemento, delle tegole, un po’ di cotto e le biciclette mia e delle bambine. Le bambine sono quelle che si stanno godendo più di tutti la casa: ci giocano, la esplorano a piedi nudi, fanno avventure, tentano di aiutarci nei lavori da adulti, interagiscono con gli animali. Ieri sera a cena nell’aia abbiamo assistito a una folle corsa di due caprioli verso la Sieve, nel campo qui accanto appena tagliato. Un gatto nero stava ronzando attorno alle gatte (ma questa volta farà pochi danni, limitandosi a soddisfare “solo” le proprie e le miciesche voglie). Un fagiano ha starnazzato al primo imbrunire e uno stordito leprotto ha camminato lungo il ciglio della strada senza capire la convenienza di svoltare verso l’erba alta. Fortuna che ancora l’orto sia integro. L’orto sta prosperando. Mi sto perdendo a eradicare erbacce. Più ne tolgo più ne spuntano. I cavoli neri sono stati aggrediti dai “bruci”. Ma per il resto tutte le verdure crescono. Oh, le vitine, quelle di cui tutti scettici preconizzavano un tempo minimo di 10 anni per coprire l’intera pergola, hanno raggiunto i tre metri di altezza e hanno cominciato – già quest’anno – a crescere adesso sulla copertura in cannicciato. Qui ho un po’ barato perché mi sono fatto dare dei superstimolanti di crescita, una sorta di viagra per le piante, e i risultati sono stati eccezionali.
Mi è appena caduta una susina qui vicino. La mangio ed è buonissima: ancora un po’ verde ma già dolce e ancora non surmatura, acidulina e fresca. Come piacciono a me.