Questi giorni di lavoro, dove la pioggia umida si è sostituita al vento gelido, hanno creato qualche nervosismo, difficoltà, dubbi e stasi operative ma già da oggi possiamo salutare la ridefinizione della scala di connessione fra il piano terra e il primo piano, la famosa scala in pietra di Bisarno.
Non è stato un lavoro facile: siamo stati costretti a demolire la scala in pietra, molto ripida e con i gradoni in pietra ormai lisi. L’abbiamo rifatta su un “disegno mai disegnato” spiegato e rispiegato, cambiato e ricambiato, in un consesso di ipotesi, opinioni, pareri, proporzioni che mi ha fatto perdere la prospettiva ipnotizzandomi in un concetto di scala infinita come nei disegni dell’artista Escher e nelle teorie di Penrose.
Alla fine, eccola qua sotto. Sedute di 27 centimetri, alzate intorno ai 20. Si è guadagnato abbastanza sulla seduta, l’alzata più o meno è quella di prima. Le scale, in fondo, hanno avuto la necessità di una deviazione “a ventaglio”. Non ci saranno più le due bocche di accesso come prima, ma vi sarà solo un accesso, una salita, dal lato dalla sala. L’idea è di rivestirle in resina chiara e di mantenere le pareti verticali a vista, in pietra e mattone.
E i vecchi, splendidi gradoni che una volta e per secoli hanno permesso il passaggio interno a Bisarno? Rivivranno, altrove. Nei gradini che collegheranno i vari livelli nel campo. O nel lastricato dell’aia. O nei davanzali di alcune finestre recuperate. In pieno stile Bisarno.