Ci sono voluti quasi 18 mesi. Forse di più. Mi piaceva raccontare, per immagini e parole, i perché le nostre case in campagna hanno queste splendide architetture in galestro e mattoni, il desinare dalla nonna (il mercoledì se facevo il bravo era il giorno del cervello fritto!), le spensieratezze di una rara giornata di neve con una busta nera dell’immondizia a fare da slittino. Di Pontassieve, di Firenze e del Casentino, le mie terre. La merenda, il pane sciocco con burro acciughe, che mia nonna – sempre lei – si ammazzava a portarmi e che poi, finiva sempre così, la mangiava il mio amico, scorbutico, selvatico, con cui scendevamo a Sieve: io a pescare – lui a deridermi per la miseria delle mie catture (la presa per il culo toscana…). Le fiascaie e il fiasco e i giorni della vendemmia e poi dell’olio novo che pizzicava. Il pranzo della domenica nella stanza tenuta sempre chiusa a chiave dei nonni. Il non si butta via niente elevato a filosofia di vita e rispetto per un passato difficile. E poi la tavola, il cibo, i piatti come condivisione, il gusto nello stare insieme, semplice, non sovrastrutturato. Il gottino di vino. Fino ai giorni di oggi, col valore dell’amicizia ancora integro, le giornate al mare coi bambini, le scampagnate a raccogliere gli asparagi o gli stregoli o le castagne o delle semplici foglie in autunno per la ricerca dell’asilo della bambina.
Gli ultimi mesi, quando davvero era difficile mettere un punto, arrovellati dietro continue correzioni, involuti labor limae, nevrotici ripensamenti, é arrivato il Cucchiaio d’Argento e davvero la loro dolce professionalità, la loro spedita leggerezza mi ha ricordato lo “scoiattolo” Calvino: Stefano Caffarri e poi Alessandra Di Paolo ci hanno permesso di concludere l’opera, di darle un senso editoriale. Stefano poi ne ha scritto una bellissima e centrata introduzione e soprattutto la ha arricchita con una sessione tutta sua di ricette. Se il libro ha il marchio del Cucchiaio d’Argento e la distribuzione nelle librerie (e questo ci riempie di orgoglio) lo dobbiamo a loro, tanti del loro team, che si sono prodigati per La Toscana di Ruffino.
Ma un indugio nei ringraziamenti lo voglio fare per la mia azienda, Ruffino, che ci ha supportato e creduto (senza Ruffino il progetto non sarebbe stato niente), e sopratutto chi é la Ruffino, chi la incarna e rappresenta: i miei colleghi, in molti dei casi amici, che hanno letto i testi, proposto modifiche, viaggiato a fare foto con noi, curato gli allestimenti, spesso preparato i piatti (oh, tutti i piatti del libro sono veri, non finti, poi li abbiamo mangiati: non abbiamo mai ricorso a finzioni sceniche per lo scatto!), preso a cuore il tutto: e questo lo abbiamo sentito e apprezzato particolarmente, sia io che la Sandra. “Il gusto di stare insieme”, il sottotitolo, é stato anche questo. Quando si dice fare gioco di squadra spesso si fa un esercizio di vuota retorica, questa volta no, e davvero ci sarebbe da citarli tutti: grazie! Spero di averlo già detto ed espresso, ma questo libro – ragazzi – ha beneficiato di tutti voi e tutti ne siamo stati contributori.
La copertina ritrae la porta di un fienile dischiusa, semi aperta, un invito a venire dentro il nostro mondo, fra le colline fiorentine, a gustare i nostri sapori e vivere, condividere, le nostre storie, un po’ di nostalgie e aneddoti che dal nostro piccolo mondo antico (che é anche più bello, bellissimo, di quello del Fogazzaro: la bellezza dei nostri luoghi é unica, siamo davvero fortunati) da personali si sono fatte universali.
Noi speriamo che riescano ad arrivare a voi, a emozionare come hanno emozionato noi e il sottoscritto.
Scusate per il post lungo che per altro sarebbe nato per raccontare un progetto che poi si é incastrato a questo, non dissimile, il restauro di una casa di campagna. Ci vediamo al Vinitaly, oppure a una delle presentazioni future del libro in luoghi, posti che incarnano lo spirito del libro: a Firenze a metà maggio, poi a Pontassieve (“il natio borgo selvaggio” così spesso ritratto nelle pagine), a Roma e Milano a giugno, Versilia e Argentario a luglio, poi Genova, Padova, Torino col Salone del Gusto entro l’autunno, infine a Vipiteno nelle prime settimane del 2017.