L’amor fati al tempo delle mandorle mature.

In questa lenta transizione, anche mentale, fra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, sto cercando di mettere a fuoco l’anno che verrà: eh si, ho ancora il retaggio scolastico e per me i veri inizi, i veri propositi, gli auto convincimenti, partono a settembre piuttosto che a gennaio. E quindi, da quando siamo rientrati da Amsterdam il 12 agosto, ho cominciato a pensarmi a settembre, e ora che settembre è più che arrivato, sento un filo di irrequietudine tipico dei momenti di partenza un po’ troppo cerimoniosi, come i cavalli del palio di Siena che scalpitano ore prima dello sparo di inizio. 

Intanto, questo mese a casa mi ha permesso di dedicare cura e amore al giardino, all’orto, a piccoli abbellimenti anche interni e come sempre Bisarno ha restituito con gli interessi le attenzione ricevute: stiamo finalizzando l’impianto elettrico esterno, potenziando l’irrigazione automatica dal pozzo, riverniciando alcuni oggetti esterni, curando alcune piante malate – su tutte il fico Turca -, iniziando alcune potature, e nel frattempo abbiamo raccolto il basilico e fatto e congelato il nostro pesto, raccolto i pomodori (anche quelli dei nostri vicini) e conservati anche quelli. Le pere, tantissime. Le more: che marmellate! E ieri le mandorle, scosse dall’albero, poi demallate, e infine messe a seccare. I peperoncini a breve, così come le giuggiole, tantissime come sempre, con temperature progressivamente meno torride, meno umide. 

Insomma, ci ho messo tanto sudore ma che soddisfazione. 

Il grande obiettivo per l’estate 2025 è concludere il fienile. A breve mio cugino finirà gli esterni – la scala di salita al fienile è bellissima, così come la nuova pergola di color ottanio! – e a quel punto potrà iniziare i lavori interni. 

Poi, la gestione del Diploma e la preparazione per il D3, che vorrei fare nel BAR(N). La soddisfazione dei 3 esami passati mi deve dare le energie per affrontare l’esame più complesso, a fine maggio 2024.

Non ultimo, nel 2024 sono vent’anni che lavoro nel vino, e vorrei che con gli ultimi mesi di quest’anno riuscissi a mettere a terra le mille idee dietro La Molecola della Civiltà.  

Tutto questo avvassalato al mio lavoro in Ruffino: il 2025 sarà un anno delicato, ma anche di sfide davvero elettrizzanti che sono felice di giocare. 

Nietzsche lo chiamava amor fati. Essere innamorati del proprio destino, anche delle sue complessità. 

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