Sono le 7 e 06 di sabato mattina e un’alba commovente sta irrorando di luce la mia faccia, facendomi bruciare gli occhi già sollecitati dal polline nell’aria.
È da tutta la settimana che mi alzo ben prima delle 7 per stare nel campo. L’ubertosa fioritura di queste ore, causata anche dal freddo inusuale dei giorni precedenti, mi ha costretto ad accelerare tanti lavori negli spazi esterni qui attorno casa. Piccoli perimetri, per caritá, ma di da ogni ambiente vorrei una funzionalitá bella e produttiva e questa visione mi impone tanto tempo e cure maniacali. Credo sia una mia proiezione psicologica, il voler cercare un ordine e una bellezza fuori di me e dal mio caos interiore, unito alla mia solita ansia di fare al meglio, anzi, più che al meglio, qualsiasi prova in cui mi cimenti. Ed é così che sono nati il giardino delle aromatiche, l’agrumeto, la carciofaia, i peperoncini allineati vicino alla cisterna del vino, i 6 basilici nelle confezioni del vino…
E infine, questa mia veste contadinesca, sottratta anticipando il risveglio alle spire avvolgenti del mio vero lavoro, é anche un modo per non pensare troppo e riempirmi di attività e di creature che hanno bisogno di me.
Comunque, oggi é sabato, appunto, e fortunatamente avrò più tempo per indossare gli abiti lisi e vecchi da lavoratore agricolo. E nelle mattine di questa settimana ormai quasi conclusa (e domani é Pasqua), ho portato avanti alcuni lavoretti: intanto, ho messo a dimora, quest’anno per la prima volta in campo aperto e non in vaso, le mie prime 10 piante di peperoncino spuntate e adeguatamente cresciute.
A breve toccherà ai 17 cultivar di pomodoro, già germogliati e ancora (ma non per troppo) al caldo dei loro bicchierini di plastica dentro casa. Potrei già portarli fuori ma uno dei progetti più ambiziosi é quello, in atto, di trasformare la storica concimaia della casa, un piccolo quadrato di terreno dove veniva scaricato il letame delle bestie qui presenti, in una pomodoraia. Il problema é che ci sono quintali di sassi di media taglia da portare via. Intanto, il mio vicino Sauro, circa 10 giorni fa, aveva provveduto con l’escavatore a rompere il terreno. E io, alba dopo alba, come una piccola formica sto portando via i sassi, per poi fresare ancor più quel fertilissimo terreno e fare le linee, con le canne di bambù, per i pomodori rari e comuni che aspettano con fiducia dentro casa.
Insomma, faccio, faccio, faccio. Assistito spesso dal gatto, talvolta dalle bambine, sempre da me stesso con cui sto cercando anche di fare pace e cercare fedeltà a una linea psicologica, anche quando “non c’é, o é distorta”, come dice il mio imperituro maestro Giovanni Lindo.