Viaggiare. È sempre stata per me una ossessione. Viverne tutte le dicotomie: l’ansia prima della partenza; il dispiacere dell’abbandono del nido; l’emozione del viaggio quando non si è più a casa e non ancora arrivati; gli entusiasmi quando si vive qualcosa mai vissuto, si assaggia qualcosa che non ti appartiene, i sensi assorbono sensazioni inesauste; l’abbraccio a ecclesie diverse dalle tue; il confronto con le proprie paure quando si è da soli e lontani; il piacere agrodolce del ritorno; la gioia di ritrovarsi in una casa che ti accoglie.
Viaggiare mi scosta dalle abitudini quotidiane che rischiano di anestetizzare il mio portato emotivo e di accecare la bellezza del mio mondo.
E cosí è stato anche per questo soggiorno canadese, una brevissima trasferta di lavoro trascorsa gran parte fra aerei e aeroporti che mi ha portato prima a Toronto e poi Montreal. L’occasione erano le degustazioni di vino italiane organizzate dall’ICE, l’istituto per il commercio estero. Ho salutato con piacere volti amici fra i tanti colleghi e professionisti incontrati. Ruffino in Canada è una istituzione e mi ha riempito di orgoglio poter raccontare i miei vini a spiriti tanto curiosi, soprattutto Riserva Ducale Oro, associando loro a una Italia del gusto, dello stare insieme e della convivialità che molti qua vagheggiano senza irriderci nei soliti stereotipi miopi di una Italia buona solo per divertirsi.
Passeggiare per Montreal sotto la pioggia prima di tornare all’aeroporto mi ha consegnato la sensazione di una città al contempo liquida e solida, un’isola aperta al mondo con l’ardesia nei tetti, le strade col pavé, la modernità conquistata alla natura, gli aceri con le foglie color rame, la forza di una identità animata dalle diversità che si sono incontrate negli anni.
Anche il mio miserabile francese è stato accolto e accettato con simpatia, così come le mie papille si sono deliziate del nettare dei loro alberi simbolo, una manna vischiosa che si è consegnata sotto forma di gelato o assorbita da un pancake in una sorta di rituale panistico che è mi ha fatto sentire ancora più vicino a queste terre così lontane.