L’orto dei nati storti

Quando ho rilevato la casa Bisarno, parte della particella d’acquisto includeva anche un terreno scosceso a valle della proprietà, che terminava in un pozzo semidiruto e abbandonato, lambendo la splendida gualchiera sottostante, di cui Bisarno – come ho tante volte raccontato -, era la torre di difesa.

Il futuro orto dei nati storti

Questo pezzo di campo era una vergogna: roveti che si intrecciavano con grovigliose infestanti, un fiumiciattolo a cielo aperto su cui convogliavano acque di ogni tipo, rifiuti abbandonati come vecchi copertoni, ferraglie, pezzi di legno macero e, addossati al pozzo, finanche dei pezzi di eternit.

Anno dopo anno, anche col successivo acquisto del pozzo che non faceva parte della proprietà, ho cercato di restituire a quel brutto terreno un po’ di decoro, anche perchè proprio accanto a casa mia – e quindi potenzialmente pericoloso per le bambine o per chiunque giocasse in zona.

E ne è valsa la pena: ora è un bel terreno, un greppettino con la terra grassa e sapida (ex alluvionale) di Bisarno. Il pozzo è stato restaurato, turgido d’acqua, con una scalinata in pietra che lo congiunge con la casa. E a destra e a sinistra si sono delineati due triangoli di terra. In quello a destra ho piantato le more (e le sto allevando a spalliera, come se fossero viti, nell’attesa – i più dicono vana – di deliziarmi di marmellata), e un filare di peri nani lungo la scala.
L’areale a sinistra sarà, invece, il protagonista di un nuovo progetto, che ci siamo inventati col mio amico Paolo: la realizzazione di un orto sinergico (ne parlano tutti: che non si tenta anche noi?)!

La compagnia picciola con cui perseguire virtute e canoscenza? L’acqua del pozzo rimesso, l’utilizzo di concime organico e di nessun trattamento chimico, pacciamature, sudore e uno studio pregresso e pratico delle migliori consociazioni fra piante, fiori e animali: il cane di Paolo, i miei gatti e le mie galline. Non vediamo l’ora!

Sarà un piacere raccontare nel blog e nella pagina FB creata ad hoc questa nuova avventura, il cui nome è “L’orto dei nati storti”. Un nome che ci racconta direi piuttosto bene. Intanto, il primo di aprile, giorno di scherzi e di Sant’Ugo, abbiamo iniziato a togliere i sassi e a delineare le vasche e le zone. In bocca al lupo a noi!