L’orto di ottobre

Quest’anno ho deciso di ripristinare l’orto invernale.

Lo scorso anno non lo avevo fatto, perchè scottato dalle cavolaie – quei bruchi che danno vita poi a meravigliose farfalle dalle bianche ali maculate – che mi avevano mangiato tutti i cavoli, insieme alle lumache, con guscio e senza, ealle cimici.

Quest’anno tornerenno lo stesso, lo so, ma mi sto apprestando con dei metodi biologici per provare a combatterle.

Con l’aiuto di Matilde e di mio suocero – Costanza era raffreddata e febbricitante – abbiamo fresato l’orto con la motozappa (l’ho mandata anche io, incredibilmente gestendo aria, accensione, spengimento, spostamenti), dato un po’ di stallatico e piantato le piantine: cavoli di varie specie, radicchi e i carciofi. Le abbiamo subito protette con un po’ di terra diatomacea (dell’argilla), un trattamento biologico per vedere se quest’anno, a differenza degli altri inverni, riesco appunto a evitare la distruzione dell’orto. Sono poi in attesa dei primi zafferani mentre le fragole continuano a produrre. Una parte del terreno l’ho lavorata e lasciata pronta ad accogliere i baccelli, le fave, che andrò a seminare a novembre.

Nel mentre, quest’anno ho tanti melograni pronti a essere colti, le giuggiole sono esplose nella loro bontà, e sto aspettando il momento giusto anche per raccogliere i cachi.

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