Maggio

Siamo arrivati a maggio. Le prime rose stanno già sbocciando. Ci siamo pure beccati il Covid, io di rientro da Vinitaly e la famiglia, bambine e NonnaZa incluse, a ruota. La Pasqua, così tanto attesa nello schieramento ridotto, con cugine e partner, nipotina, nonna e zia, bruciata a letto.

Però, la vita va avanti. La natura pure. E sono lieto in questi giorni di essermi riappropriato della vita di campagna, insieme alle mie bambine che, inizialmente con grandi lamentele, poi con un sotteso divertimento ovviamente non palesato, ma presente, mi hanno dato tanto aiuto, giorno dopo giorno.

Abbiamo tolto le erbacce attorno ai biancospini e alle rose canine. Attorno ai carciofi (qui Matilde è stata precisissima). Anche attorno alle more: quest’anno sono sicuro che verranno uno spettacolo. Abbiamo le fave quasi mature, questione di ore, e la vasca delle fragole è in piena ubertosità! Costanza ha mostrato particolare predilezione per la selezione dei frutti: alcuni alberi hanno finalmente, molti per la prima volta, tanti frutti allegati dopo le meravigliose fioriture di queste settimane, ma troppi frutti insieme non andrebbero a maturazione, quindi Costanza ha scelto i più grandi e tolto gli altri, una sorta di vendemmia verde. Ciliegi, peri, susini, pesche, mandorli…

Anche l’ingresso ha un nuovo aspetto, più dolce: il retro della casa ha adesso delle conche in terracotta, lascito dello zio, riempite con dei meravigliosi olivi. Oltre a due conche di agrumi vicino alla serra.

La natura vive di compromessi, vie di mezzo, sinergie. Inutile imporsi, voler togliere, debellare, far crescere quello invece di quell’altro. Sempre più vincente osservare, scendere a patti, sia con le erbacce, con le malattie, coi patogeni. Capire, acquisire esperienza, gestire le fatiche. Prevale l’incontro, la fratellanza, il patto mutuale. E le soddisfazioni, altro grande insegnamento, non sono mai immediate. Ci vuole tempo, a volte un ciclo stagionale, a volte addirittura più di uno, per vedere i propri sforzi ripagate. Sono interazioni, incontri di fino, di centimetri, di attese, di silenzi, quelli fra l’uomo e la natura.  E conducono a quella bellezza educativa e nutriente di cui io non posso proprio fare a meno.