Montreal

Sono arrivato a Montreal con la febbre e la lascio con la febbre. Lavorare sul proprio carattere. Imparare a conoscersi e tentare di portare alla luce, se non redimere, alcuni aspetti della propria personalità che possono frenare la propria serenità, le relazioni, la vita in generale. Un esercizio complicato e molto faticoso, che si è reso necessario applicare in questi ultimi giorni sotto l’influenza. Tachipirina prima di addormentarmi per lenire la febbre alta, tachipirina al mattino dopo nottata da tregenda con febbre ancora più alta, doccia catarchica e poi sul marciapiedi di questa accogliente città. Montreal emana un afflato parigino, uno stile europeo e un brio da porto mediterraneo. Mi aspettava (e che calorosi benvenuti!) per eseguire una agenda ricca di iniziative, lezioni, degustazioni, cene, eventi. Scrivo mentre mi trovo all’aeroporto in attesa del volo di rientro, sto risentendo un po’ di appetito dopo tre giorni di dieta liquida (speriamo sia un primo segno di guarigione!), che incoraggio con dei tacos e una insalata di gamberetti. E un robusto Cabernet della Central Coast in California. Avrò la boccaccia io ma il vino non aiuta. 
Ieri sera per festeggiare la fine delle mie due settimane di lavoro uno dei miei colleghi mi ha portato a vedere la partita di hockey, una epitome di canedesità, i Canadiens di Montreal contro Vancouver. L’altro grande orgoglio è un cocktail, il Caesar, un Bloody Mary con l’aggiunta di acqua della bollitura delle arselle. Buono malgrado l’ultimo ingrediente insospettisca, ma ne dà un tocco di esotismo e sapidità in più che non ci sta per niente male.
Anche in questo caso le mie condizioni di salute mi avrebbero portato a declinare l’invito ma non sarei stato in pace né con la mia coscienza (quando mi ricapita?) né per il gesto tanto generoso che mi era stato fatto. Non é così banale infatti assistere a una partita di hockey, malgrado le infinite partite della season che dovrebbero annoiare anche il più accanito tifoso. Eppure i palazzetti, da circa 25000 posti, sono sempre esauriti. I biglietti sono molto costosi. Non si va a vedere una partita, si va ad assistere a uno spettacolo in cui incidentalmente si svolge uno sport, sebbene i giocatori di hockey siano strapagati, ben più dei calciatori per fare un esempio nostrano. Sugli spalti, non ci sono improperi o cori contro ma sguardi felici e rilassati come quando io vidi Jurassic Park al cinema, il primo film di grande impatto scenografico grazie agli effetti speciali: divertiti più che tesi per il risultato. Del resto non vi sono nemmeno i tifosi avversari – sarebbe in questo caso una gita fuori porta da 7 ore di aereo e 3 di fuso (Vancouver – Montreal) ma il punto è che nessun tifoso di una squadra di hockey ha il concetto di seguire la squadra in trasferta. Peraltro il risultato conta e non conta, poi ci saranno i playoff. Ma é lo show dell’evento che é davvero esaltante per i grandi e per i tantissimi bambini presenti: le migliori musiche amplificate in un ampianto acustico da teatro greco, continui intervalli al gioco per interagire  con gli spettatori (e nel mentre chi assiste in TV subisce, anzi si diverte con la pubblicità), giochi nei giochi, concorsi a premi, sponsorizzazioni a un livello di entertaiment e di grafica animata mai vista. Per non parlare delle opportunità gastronomiche, altro che il pop corn e la Coca Cola, seppur presentissimi: io indisposto ho optato per una bottiglia di acqua vitaminizzata a gusto di limone. Ovviamente poi si possono fare compere: i dischi utilizzati nel pregara sono stati subito impacchettati, garantiti da un certificato di autenticità e messi subito in vendita negli interminabili intervalli.
La partita non sarebbe lunga, 3 tempi da 20 minuti, ma in sé l’esperienza prende almeno 4 ore. Ho fatto bene ad andarci, é stata una esperienza unica e diversa. Sarebbe stato esaltante portarci le bambine. Hanno vinto 3 a 0 i Canadiens, il terzo gol é stato dato per una certa infrazione che non ho colto, non é servito nemmeno buttare il disco dentro la porta. Mi chiamano al gate. Iniziano le lunghe operazioni di rientro in patria.  
Un caloroso benvenuto alla Scuola di Sommelierie

Questi ci copiano le installazioni da Pontassieve….

Afflati europei nelle architetture di Montreal.

Lo spettacolo della partita di hockey.



Un momento di gioco.

Rara fase di gioco.