La settimana é teutonica. Con un cavalcata wagneriana sopra il traffico fiorentino, con l’alba che fatica a imporsi sul cielo grigio primoautunnale, sono giunto verso il nostro piccolo aeroporto fiorentino per volare prima a Munich poi a Dresden.
Munich mi restituisce ormai quasi una atmosfera di casa. Vabbé, tralascio l’aeroporto Strauss – fedele quanto funzionale hub per traversate oversea. La prima volta nella stadt fu per caso: una violenta nevicata ci bloccò per una notte nella capitale bavarese in transito per Instabul. Febbraio 2005, il primo viaggio che feci con la reflex digitale, punto già da qualche anno da vaghezze fotografiche. Poi Munich mi ha chiamato altre tre volte: in una aiutai un collega (ben più bravo di me, io mi dedicai a fare foto e a mettermi in posa a riceverle) ad allestire una “bella notte italiana”, una cena offerta a clienti e stampa e preparata in una scuola di cucina locale. Si narra ancora del mio leggendario tiramisù, un pizzico troppo dolce visto che mi erano state decuplicate le dosi dello zucchero e quindi ancora più energizzante. Ma in assoluto la mia Munich più divertente fu a seguito della Fiorentina in Champions League, con Prandelli, Felipe Melo, Mutu, Jovetic, una Fiorentina che aveva ancora voglia di crescere e spendere che, tuttavia, all’Allianz – che invidia rispetto al derelitto Franchi – prese un sonoro 3 – 0. Ero con altri due amici, avevamo trovato i biglietti solo nella curva del Bayern, quella del tifo caldo. In effetti, non ci avrebbero manco notato se, indispettiti per il risultato, adusi a grugnire irosi e blasfemi quando si tratta di guardare la Fiorentina, sul 3-0 per loro un falletto sulla mediana di Felipe Melo su Ribery, imprendibile quanto inguardabile ala del Bayern, non avesse generato in quest’ultimo un volo artificioso e plateale e in sincrono uno strepito di dolore farlocco ed esagerato. Ammonizione. Ribery rantola finto. Melo che si giustifica fra i fischi. Il mio amico si indispettisce, si erge in piedi e urla rivolto al pubblico bavarese, fino ad allora attento più ai boccali che alla partita ed eccitato soltanto da qualche coretto mal organizzato: “Eh, Ribery swimming pool”, mimando un plateale tuffo ed ergendosi novello Farinata fra i fan crucchi. Ed ecco che questi si destano, alzano il capo. Cominciano a urlarci contro. L’impropero che ricordo ancora, l’unico che ho forse compreso in quei concitati attimi é un”Italiano raus!”, italiani a casa! E nel mentre che io mi scusavo, annuivo umile, balbettavo col mio inglese, l’altro continuava in un crescendo appunto wagneriano con la sua rabbia contro tutto e tutti, tedeschi compresi.
Questa é quindi la mia quinta volta. In questi giorni ho ritrovato una Munich organizzata, benestante, comunque mediterrenea ma con qualche problema in più, profughi, facce disperate, traffico. Ho conosciuto molti professionisti della ristorazione, molti italiani c’è qui ormai hanno vita e famiglia. La cena finale si é svolta nella torre della televisione (uguale identica ad Alexander Platz a Berlino, chi l’avrebbe mai detto!), un ristorante che gira su stesso offrendo una vertiginosa vista sulla città e le montagne vicine. Una esperienza di lavoro divertente ma non semplice, dopo una giornata a giro per visite di lavoro e dopo il primo giorno di degustazione insieme ai colleghi del Consorzio Chianti Classico.