Nè di qua nè di là. In queste ultime settimane che precedano il trasferimento a Bisarno, o anche l’abbandono della casa di San Francesco, ormai quasi nuda, vivo sentimenti molto contrastanti: la malinconia, la voglia di strafare per finire in tempo, dei momenti di rabbia in cui mi sento sempre molto solo, talvolta anche un po’ di tristezza, fortunatamente sempre a braccetto con la gioia e l’eccitazione di quello che potrà essere fra poco più di un mese: un nuovo percorso di vita, dove non cambiano gli interpreti e i protagonisti – anzi ne sono il perno attorno a cui ho azionato questa nostra piccola rivoluzione – ma senz’altro lo scenario principale
: non più una fruizione intima e raccolta come avevamo qui nella casa di San Francesco ma la partecipazione abitativa in un sistema aperto e condiviso complicato da ampi spazi esterni ricchi di flora e fauna e soggetto a un impegno di manutenzione che in via del Molino non era particolarmente gravoso. Si – fra i tanti sentimenti esperiti ho anche un po’ di paura perché l Bisarno è stato un progetto mio, nel quale ho trascinato un po’ tutti e soprattutto la mia famiglia. Per tenere tutti sereni e motivati ho dovuto attingere a tutte le mie energie mentali e al mio io più propositivo, testardo e conoscitivo, l’io ulissista col demone del lasciare una traccia di sè agli altri e di imprimere storie e scenari: “fatti non foste a viver come bruti ma a perseguir virtute e canoscenza”. Sotto questa peculiarità caratteriale – sono fragile quanto risoluto, introspettivo ma anche ansioso di racconto (e mi torna bene per il mio lavoro!) – sono nati “La Toscana di Ruffino”, il libro che è andato molto bene, mi ha fatto rivivere pagine del mio passato e conoscere persone splendide e che a breve andrà in ristampa (!) e anche questo blog che più che raccontare le peripezie del restauro – come si prefiggeva – è ormai una sorta di giornale intimo 2.0 ambientato fra la campagna toscana e le sfumature del mio io. Fuori intanto come previsto diluvia. Maggio bagnato per adesso e alle porte un viaggio di lavoro in Germania del nord. I semini comprati la scorsa settimana sono stati piantati questa mattina con le bambine prima che arrivasse la pioggia. Le ciliegie sono rosse ma non ancora mature. Adesso sono a pranzo. Attorno a noi scatole e chiodi senza più quadri e furori il rumore del bagnato. Risento i moccichi di questo tempo umido in attesa della calda estate. Nè di qua nè di la.