I sabato: quanto mi piacciono!

I sabato. Quanto mi piacciono! Non ho la nostalgia malinconica che talvolta m’attanaglia la domenica. E neanche sovraeccitazione un po’ lisergica e caricata a molle del venerdì pomeriggio.
I sabato mi vesto a casaccio. Faccio colazione al bar e poi mi immergo nel panismo dei lavori in casa o fuori negli spazi esterni.

Oggi Burian non è ancora arrivato in tutta la sua prevista prepotenza e quindi ho potuto continuare le mie operazioni da contadino del fine settimana, ogni volta riempiendomi della bellezza delle cose attorno a me. A un certo punto un falchetto si è stagliato sopra di me. Chissà, forse lo stesso che aveva chiesto ospizio entrandoci nella finestrella lo scorso dicembre.

In questi momenti, mentre accatasto i sassi per il muricciolo fra aia e l’orto che verrà, mentre preparo dei fondi di detriti per la futura posatura della ghiaia, mentre mi indaffaraffo col piccone a disossare il terreno per poi poter seminare il pratino davanti casa, mentre metto al riparo dal gelo imminente le piccole piante di lavanda, di timo e rosmarino, oltre al glicine, al ciliegio e al caso ancora fortunatamente nei loro vasi, mentre mi sovvengono idee anche bislacche su come ottimizzare gli spazi e migliorare la fruibilità delle varie zone esterni, mentre il falchetto vola sopra di me e il vento gelido mi fa lacrimare gli occhi e screpolare le labbra ecco…mi sento realizzato, pieno, sereno.

E per un carattere schizofrenico come il mio, con così tanti sbalzi di umore, coi miei pensieri neri che talvolta mi attanagliano, non c’è migliore medicina che aspettare lavorando in azienda col massimo impegno che arrivino i sabato, i mie momenti privati, per godermi la casa, giocare con le Upupole, intervallare i lavori con dei desinari squisiti e del pane fragrante di forno. Come questo sabato di vento freddo e cielo terso.