Sanya

Hainan è un luogo che mi sta stregando. Ho passato i primi tre giorni nel sud dell’isola, nella città turistica di Sanya, dove ho intrecciato, senza soluzioni di continuità, luoghi esotici fra palme di cocco, frutta tropicale, tempi buddisti, mangrovie e spiagge di sabbia bianca finissima, edifici in via di sviluppo, quartieri avveniristici, centri commerciali hi tech in un contesto comunque dominato dalla natura e con pochissima occidentalizzazione, persone accoglienti che ci hanno mostrato le loro bellezze, i loro sapori, i loro progetti. E io che c’entro in questo marcopolesco viaggio? Tutto è nato qualche mese fa, dove, in senso al gruppo di lavoro di EACD, ho conosciuto un professionista della comunicazione che, insieme a una sua partner cinese, sta curando un ambizioso e strutturatissimo progetto chiamato Salotto Italia-Cina, un centro commerciale nel centro di Sanya dedicato al Made in Italy, un Made in Italy però non di pura vetrina di marchi italiani, ma di concezione culturale, di incontro tra culture, in cui l’Italianità è promossa e venduta attraverso il piccolo, l’artigianato, l’enogastronomico di nicchia, con un approccio da bottega rinascimentale, attraverso cioè anche la presenza di scuole, di luoghi di formazione e racconto di quello che è l’Italia e la creatività italiana. 

Tutto questo si inserisce perfettamente nei piani di crescita dell’isola: il governo centrale sta attuando una politica a medio termine di zona a porto franco per favorire investimenti, investimenti che siano – e qui sta la grande differenza rispetto a tante altre zone dell’Asia e direi della Cina in particolare – sostenibili dal punto di vista edilizio, di integrazione con l’ambiente, di impatto minimo, anche perché Hainan è una delle località turistiche più conosciute dell’Asia. Il mio momento clou è stato lo speech che ho tenuto dove ho raccontato la storia della Toscana, e quanto la realizzazione di una Bottegq qui a Sanya, nell’accezione di una enoteca da vivere, in cui attorno a un calice si possa esperire sognando la terra degli Etruschi e del simposio, del libero arbitrio e dell’autodeterminismo, della bellezza povera della civiltà contadina. Vediamo quel che verrà fuori, intanto mi sto godendo con occhi spalancati e confesso stupiti questi giorni esotici, pieni di incontri, di piatti deliziosissimi – fra cui il mio amato cocco in tutte le sue declinazioni, di una compagnia entusiasta composta da milanesi, torinesi, cinesi, italo cinesi, di persone accoglienti e dolci, di spiagge ancora inesplorate.

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