Sì, potare!

Lo scorso novembre mi ero recato al Vivaio Belfiore per cercare delle varietà di vite adatte alla mia nuova pergola, installata con mio sommo scorno proprio con l’arrivo dei primi freddi: ma si sa, i lavori in una casa non rispettano mai le scadenze e subentrano sempre dei problemi che fanno lievitare costi e, appunto, tempistiche. Una sorta di legge di Murphy applicata all’edilizia, con cui mi scontro come il sognatore don Chisciotte dal 2008, quando iniziammo le opere di ristrutturazione al nostro primo nido a San Francesco.

Comunque, dicevo, le viti: ecco, la scelta non era stata per niente facile vista l’ampiezza dell’offerta e le caratteristiche vegetative, spiegatemi in ogni dettaglio, di ognuna di queste. Alla fine avevo deciso di optare per l’uva da tavola rispetto all’uva da vino o alla vite americana, e all’interno di questa macrofamiglia di acquistare due varietà del centro Italia, la Re dei Mori e la Maraviglia: “Hanno grappoli di medie dimensioni e un apparato foliare molto coreografico, con cromie, durante il foliage (cioè dopo la raccolta delle uve, quando le piante stanno per addormentarsi, ndr), che spaziano dal rosa al rosso al cipria – vedrai che spettacolo!”.

Convinto ed entusiasta di questa prospettiva fronzuta e colorata ad ombreggiare le mie estive libagioni al fresco della pergola, caricai in auto le due vitine e le feci piantare nelle due buche di terra ricavate nell’aia, ai piedi dei montanti in ferro del pergolato, verniciato – ovviamente – color vinaccia.

Rapido salto in avanti nel tempo ed eccoci all’oggi: la primavera sta bussando e molte colture ci hanno già regalato il loro aromatico e romantico risveglio: il mandorlo, i due susini, il ciliegio. Ma le viti nulla…E che rabbia leggere nei profili social delle tante realtà vinicole del sopraggiunto pianto della vite, il momento di grande lirismo a significare (attraverso la fuoriuscita di una gocciolina di linfa dalla pianta) il risveglio della ripresa vegetativa.

Le mie invece ancora dormono. Di brutto. E la copertura della pergola è di oltre 20 metri quadri: come faranno a prosperare così tanto e allungarsi di metri in una sola stagione per darmi ombra e riposo? Così, ho fatto la classica cosa in cui mi rifugio quando ho un problema: ho cercato nei libri.

Mi sono messo a leggere e sono arrivato a due deduzioni assolute e perfette. La prima, amara, è che per questa stagione dovrò rivolgermi a coperture alternative, magari a una cannicciata. La seconda è che, forse, per agevolare la crescita, sarei dovuto intervenire sulla pianta: possibile, mi sono interrogato, che non esista qualche forma di doping o di droga o di ormoni che possa forzare le produttività della pianta?

E lavorando io in una azienda vinicola con centinaia di ettari vitati, la Ruffino, ho chiesto aiuto a una mia valentissima e gentile collega agronoma: lei ha subito preso a cuore la mia causa e mi ha illuminato con una domanda tranciante: “Ma hai fatto la potatura secca?”. “Uhm…no”.

Eccoci al dunque! Con un serrato scambio di messaggi e immagini via Whatsapp, lei con un linguaggio appropriato e tecnico, paziente e quasi misericordioso a fronte della mia inettitudine (resto pur sempre un letterato a base speculativa!), inoltrandomi anche dei disegni da testi scientifici, io – guanti, tuta, cesoie munito – con risposte aurorali e un po’ bucoliche e interrogativi ascetici, oltre a rimandare foto live delle due pianticelle toccate dalle mie mani, sono riuscito a compiere la mia prima potatura!

La potatura permetterà alle viti di concentrare le forze su un tralcio dominante che si aggrapperà al palo di ferro e poi si irradierà sulla copertura. Una classica vite con l’antico sistema di allevamento “a pergola”.

Le due piante sono ancora dormienti, ma adesso ho la certezza che quando si sveglieranno avranno il vigore per crescere il più possibile, grazie alla mia potatura (e alle droghe a cui comunque non ho rinunciato: azoto o chi per lui, vediamo…).

Nel frattempo, e con l’animo in pace, mi adeguo ai ritmi della natura e aspetto pacifico. E per questa estate ci accontenteremo di piante rigogliose e sane che lambiranno al più la cannicciata, la vera copertura. Pur sempre un groviglio accogliente e conviviale sotto cui gozzovigliare!