Sono giorni lenti. Oggi il caldo cuoce. Ieri sera eravamo a Roma: le avventure del libro continuano. Anche a questa presentazione le “fiabe” de “La Toscana di Ruffino” sono piaciute e hanno unito molto persone.
Il bellissimo spazio di Settembrini Libri e Cucina a Roma. |
Certo fa proprio effetto: da un lato il portale del fienile di Bisarno, che per l’appunto è il protagonista della copertina, sta girando l’Italia e il mondo, come se si fosse incarnato nel libro. Sembra quasi che abbia preso una vita a sé, come in uno degli onirici libri di Murakami: un Bisarno vivo, suggestivo, abitato.
Dall’altro lato, in un universo so far so close, questo da dove scrivo, attorno a quel portone in realtà crescono adesso le erbacce che hanno quasi nascosto l’aia lastricata. La betoniera, immobile perché i lavori sono a singhiozzo, lucente di calce secca colata accanto all’altalena. Un nido di vespe ronza sopra la porta della casa, accanto ai ponteggi che chissà per quanto tempo ancora nasconderanno la facciata. E’ come se ci fosse una visione doppia (a quasi un mese dal mio lasik…): un Dorian Gray eterno giovane a sollazzarsi per Londra e il suo ritratto moralmente abbrutito e senescente fermo ai piedi della Sieve. Eh sì, è un po’ così. Periodo prevedibile. Adesso dominano le spese, le scocciature, le burocrazie, gli equivoci nel cantiere fra chi fa il tetto, la facciata e gestisce i ponteggi. Eppur si muove. Intanto, c’è vita al Bisarno: la salvia rigoglia profumata accanto alla lavanda. Dopo le ciliegie, le prime a maturare, adesso è il turno di due piante di susine selvatiche, dolcissime. Ci sono poi tre noci gonfi di frutti. Senza far nulla, la natura procede il suo ciclo, quest’anno come mai continuamente del resto annaffiato da continue piogge. Soprattutto, qualcosa di restaurato si comincia a intravedere. Il tetto a capanna della torretta, per esempio, è pressoché completo. E anche qui che fatica: la prima volta era stato combinato un disastro, e che fatica a farlo rifare. Adesso, però, mi piace, tanto quanto come il fumaiolo che svetta. Così come le prime stuccatore. Abbiamo perso un mese a tentare di miscelare calci con ossidi, calci con coloranti, calci con sabbie per poi ritornare alla prima ipotesi, una calce biologica che comunque regala quell’effetto di terreno asciutto, fra il giallino e il corda, molto suggestiva.
Il camino e la parte alta della parete stuccata. |