Con uno splendido noce sghembo spuntato negli anni nel suo suolo fertile e incassata come una vasca delimitata a nord della nostra aia, ai lati dal fienile e dalla porcilaia, e infine a sud da un muro a secco in cui crescevano rigogliosi meravigliosi fiori di cappero, a Bisarno una delle architetture più contadine é la concimaia, zona di stoccaggio delle deiezioni animali per far si che queste si trasformassero lentamente in concio, in concime per le coltivazioni qui praticate.
Ormai da anni questo ambiente é ovviamente in disuso e viveva come una sorta di terreno quadrangolare su cui ho più volte messo la testa (futura balera? – futuro giardino di pertinenza di chi sarà nel fienile?) ma che fino a qualche settimana fa giaceva diruto vicino peraltro casa.
Avevo la necessità di sfruttarlo, visto che quel suolo é fertilissimo (decenni di accumulo di cacche lo hanno reso “sale”, come si dice in gergo contadino di un terreno stra-buono), ma anche e soprattutto di estetizzarlo, renderlo cioè decoroso e funzionale.
L’idea che abbiamo poi realizzato non é stata mia (io ci avrei messo delle galline), ma del suocero Maurizio, che ha suggerito di farci una pomodoraia, un intero orticello nel miglior suolo di Bisarno in monocultura, quella degli amatissimi pomodori: noi tutti ne siamo ghiottissimi. Poi il pomodoro, opportunamente allevato con canne di bambù, é anche una pianta scenografica, coi suoi ubertosi pomi rossi…e neri, e gialli, e neri, e rosa, e striati, etc.: sì, perché io nel frattempo, a fronte di questa decisione di convertire la concimaia in pomodoraia, mi ero attrezzato col mio pusher di semini prediletto, alias Carlo Martini di Semi Strani (che ha incendiato in me la passione per i peperoncini e in generale per la semina) e avevo acquistato, deinde messo a dimora, 15 cultivar di pomodori atipici, non comuni.
I suoi semini hanno fatto il loro lavoro e adesso ho circa 80 piantine di pomodori non comuni e molto belli come il ciliegino giallo, il nero di Crimea, il cuore di bue rosa, lo zebra verde, quello a forma di pera, il brandywine, il nostro costoluto fiorentino etc.
É stato più faticoso convertire la concimaia che far germinare i semi strani. La concimaia era piena di sassi, sassoni e sassolini, negli ultimi anni era stata anche cementata in alcuni punti. Non sto neanche a dire quanti quintali sotto forma di pietre di varie dimensioni abbiamo portato via. Poi abbiamo zappato e rotto un po’ la terra, successivamente fatto i piani e, prima di piantare, zappato i solchi per le piantine, con una ritmica di una ogni 40 centimetri sulla fila e solchi ogni mezzo metro circa…
Ieri abbiamo fatto le prime tre file, io Nonnociccio (alias Maurizio) e Costanza: abbiamo piantato circa 20 pianticelle. Sono però ancora troppo giovani le piantine e le altre, la stragrande maggioranza, preferisco farle crescere ancora un po’ al caldo in casa nei loro piccoli vasetti.
Però, già così, col terreno lavorato, i solchi tracciati (4 fila per adesso), di cui i primi due già con le pianticelle, la concimaia é proprio gradevole da vedere e, nell’arco di qualche mese, sarà coloratissima, profumata (ma quanto é buono il profumo della foglia di pomodoro? Non a caso il Sauvignon Blanc é il mio vitigno bianco preferito), e ingentilita da tante piante ubertose, grazie al terreno concimato per decenni dai nonni e dai nonni dei loro nonni,