Supercalifragilistichespiralidoso. Sono sicuro che tutti abbiate letto questa strana parola cantando.
E’ il ritornello di una canzone che compare, insieme a tante altre meraviglie canore e visive, nel film “Mary Poppins” di Robert Stevenson, con Julie Andrews e Dick Van Dyke.
Mary Poppins è ambientato nella Londra delle suffragette di primo Novecento. L’arrivo con un ombrello dal cielo, le sue magie, le sue canzoni, Mary costituiva per i bambini un corroborante aiuto alla costruzione di un senso-altro rispetto alle difficoltà della vita. Il messaggio è: con l’esercizio della fantasia, con la pratica dell’amore e con la ricerca della bellezza si possono esorcizzare le brutture e arrivare a una forma – seppur caduca e aggraziata come un sogno, appunto – di felicità.
Nostalgia, malinconia, empatia. Un sorriso increspato. Il film è per bambini, e come tutti l’ho visto da bambino (il film era già datato quando sono nato io: è del 1956) e da babbo l’ho rivisto insieme alle mie bambine. Recentemente, peraltro. Col Covid e le chiusure.
“Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”, fa proferire il divin poeta alla sua Francesca, con nostalgia, malinconia, empatia, riferendosi al suo amante perduto: Paolo.
A noi tutti ora mancano, e ci stringe il cuore, le serate spensierate, le nostre danze col gusto, le amicizie vissute, una cena fuori. Io penso che questa sarà la seconda Pasqua consecutiva senza poterla festeggiare. E Supercalifragilistichespiralidoso, quel ballo di Mary e dello spazzacamin prima della corsa coi cavalli da giostra e lontano dalla realtà, torna incessantemente alla mente.
E il significato di questa lunghissima parola sembra schiudersi e da incomprensibile farsi comprensibile per il linguaggio del cuore. A dirla coi loro inventori, i fratelli Richard e Rob Sherman, le 28 lettere che compongono questa parola, significano “educarci alla possibilità di insegnare la delicata bellezza”. Non è un significato sotteso meraviglioso?
“Educarci alla possibilità di insegnare la delicata bellezza”. Il significante: quel gioioso e allegro senso ritmico che ti fa sorridere, e ti fa voglia di essere insieme alla nostra balia prediletta, a prendere un tè con lo scapigliato e irriverente spazzacamin (can caminin…), in quel meraviglioso parco alberato, fra sedie e tavoli in ferro battuto, e poi di ballare, ormai trasfigurati in cartoni animati, insieme ai pinguini, complici del loro sogno d’amore.
Il genere umano si distingue dagli animali e dalle intelligenze artificiali per la sua inesausta ricerca felicità. E l’ha sempre trovata nelle relazioni, nello stare insieme. E malgrado si sia tutti esausti, esautorati da questo anno pandemico, i nostri istinti non cambieranno e continueremo a cercare la felicità nelle relazioni, che proprio a causa del Covid si riconfigureranno, e non in peggio! Non più aggregazioni enormi, interferite e reificate, distratte dal digitale, ma piccoli gruppi autentici nei sentimenti, coltivati dalla presenza reciproca, elevati dalle arti e dai sensi e, soprattutto, nutriti dalla “delicata bellezza”.
Questo è il nostro auspicio: buona delicata bellezza, buon supercalifragilistichespiralidoso a tutti!