Traghettando.

Una cerveza e delle olive in salomoia, mentre una scia di schiuma e iodio mi porta lontano dalla riva. In traghetto verso Minorca. In questi non – luoghi, riempiti di diversivi (kinder garden, piscina, animazione, bar, ristorante, duty free etc), la mente tende a pensare. Più mi stordiscono, più sono portato alle mie riflessioni, eppure la Cintura di Alvaro Soler e le sinuose forme di una ragazza sculettante davanti a me dovrebbero ancorarmi al qui e ora.

Era da tanto tempo che non prendevo un traghetto. Non credo di sbagliarmi, ma é dal mitologico viaggio in Sardegna l’anno della maturità. Da bambino invece li prendevo con una certa regolarità: i miei mi portavano in Sardegna e ricordo ancora quelle traversate notturne, sul ponte culo a terra e gambe allungate, spirito hippy e scanzonato dei miei, accompagnati da avvistamenti non rari di capidogli e delfini.

Nel viaggio di ritorno, correva il 1995, ebbi una profonda riflessione sul mio futuro: e ora, al rientro a Firenze, dopo un mese pieno di follie a San Teodoro – conquiste, notti scambiate coi giorni, tornei di calcino, avventure di ogni tipo – che ne avrei fatto della mia nuova quotidianitá? Non mi sentivo immortale e con la vita davanti come si dice ci si senta a 18 anni. Io mi sentivo con degli obblighi morali quasi congeniti e la paura di dovermi inevitabilmente cominciare a confrontare col mondo lontano dall’atmosfera ovattata dei miei.

E questo viaggio? È carico di simboli. Ci lasciamo alle spalle un anno di acque tempestose e la vita continua a farmi paura, come più di venti anni fa. E ad attrarmi, come più di venti anni fa. Alcuni dei miei peggiori incubi (la morte di un genitore, la malattia della compagna di vita) si sono realizzati. Non ho risolto le mie irrequietudini e non ho ancora nessun centro di gravità permanente. Eppure ho dimostrato tante cose di saperle fare e bene, mi sono confrontato col mondo, cercando di aprirmici e visitarlo il più possibile. Al lavoro ho avuto la fortuna di poter incarnare alcune mie esigenza: ricreare una bellezza che accolga e protegga, occupandomi di comunicazione della mia Toscana bella e buona. La casa di compagna è andata in questa direzione. Le bambine altrettanto. Poi qualcuno si è divertito a scarabocchiare questo mio bel disegno. Ma non lo ha strappato e forse senza volerlo lo ha reso ancora più complesso e sfaccettato.

Il sole sta tramontando. Sono le 20. Le animatrici sono punte da afflati tersicorei e ballano e cantano senza tregua. Fra due ore circa avremo terminato questo lungo viaggio verso Minorca, iniziato con gli occhi entusiasti ed emozionati di Matilde e Costanza alle 6.30 di ieri mattina.

La vita è proprio un viaggio. Dobbiamo farci piacere viaggiare, aprirsi al cambiamento, ai saliscendi, essere resilienti, accogliere gli imprevisti e gli interrogativi (come insegna il Monopoli). Altrimenti faremo tutti fatica e la nostra barca, questa scia d’acqua spumosa ed evanescente, invece di lasciarcela alle spalle la porterà a bordo, rallentando il corso, rendendolo faticoso, e talvolta portando al naufragio.