Quasi le 22. Solo abbandonato su una sdraio nera sull’aia ancora dissestata. Cicaleccio notturno e strani rumori qua attorno, forse dei ricci a disperata ricerca di qualche radice. Dopo una settimana tonda di ospiti e cene, stasera ci siamo ritrovati solo noi quattro. Ritmi un po’ più blandi, la TV accesa forse anche un po’ troppo a lungo per badare le bambine e noi grandi a organizzare gli spazi della nuova casa, che giorno dopo giorno prende forme sempre più accoglienti. Intanto, l’urto di viverci in 7 si può dire che sia stato retto discretamente, malgrado ancora manchino le porte per un po’ più di privacy e le tende per tamponare la luce. Pare proprio che Bisarno si realizzi quanto più la si apra a ospiti. Non a caso guardandoci negli occhi a cena ci siamo anche sentiti un po’ smarriti. “E stasera chi viene a vivere qui?” – ha chiesto la Mignola. Del resto è stato proprio bello, per lei e la Mati, trascorrere del tempo, il manualistico “quality time”, coi ganzissimi zii inglesi – che hanno ingentilito la convivialità con barbecue e deliziose tagliatelle fatte in casa – e soprattutto con la mia nipotina Giorgia. Giorgia, dopo le prime ritrosie e un certo aplomb british nei confronti delle chiassose cugine terrone, ha finito per combriccolare con loro creando un curioso, solare e scorribandesco ménage a trois. Manco 15 anni in tre e una vocazione inesausta al gioco, al danno e all’avventura, infiammata (con mio sommo scorno) dalla più piccola della “compagnia picciola”, e che iniziava alle 7 del mattino per concludersi non prima delle 22.
E a corredo di una divertentissima settimana, la penultima sera, noi veri uomini, abbiamo anche dovuto affrontare una piccola emergenza domestica, che ha posto in secondo e terzo piano le bizze dell’acqua calda e il black out al piano cottura (oh, casa nuova con tagliando in fieri!): rientrati a ora tarda è stato infatti avvistato un topolino di campagna far capolino da dietro la grande vasca nel bagno di Bisarno. Già a letto nelle rispettive camere io e il mio cognato Simone ci siamo alzati pronti alla guerra. Esteticamente, il roditore era finanche grazioso e somigliava clamorosamente al Ratatouille disneyano, il topino chef parigino. Stanatolo (grazie ai miei ingegnosi e teoretici piani di azione a priori che cozzavano con l’ardire ad agire del mio cognato) e vistosi all’angolo, il topino si è alzato sulle due zampe e ha fatto il musino, intenerendo il mio cognato dal “cor gentile”. Io confesso che gli avevo suggerito di impalarlo, come ci avrebbe consigliato del resto NonnoCiccio, il di lui babbo. “Maddai poverino – non vedi che è terrorizzato, Francesco? Cerchiamo di catturarlo”. Certo, facile. Dopo aver scardinato la vasca per non farlo rintanare lì sotto e bloccato ogni via di fuga dal bagno (“Sono sicuro che non può arrampicarsi nè saltare, è così piccolo), io con l’aquilone di Matilde a mo’ di bastone per indirizzarlo e Simone con un asciugamano per bloccarlo e poi “buttarlo via dalla finestra” – entrambi a torso nudo e coi calzini di spugna messi all’uopo per evitare il ribrezzo di una camminata sorcina sui nostri piedi – ovviamente il topino, arrampicandosi e saltando, ca va sans dire, è scappato giù a velocità supersonica dalle scale, rese anche più sdrucciolevoli dalla resina, dileguandosi in qualche anfratto del piano terra e condannandoci a una sconfitta morale che brucia quasi più dell’idea di dover condividere la casa con un roditore arguto e dal muso tenero.
Addendum alla storiella. Tornato a letto scornato e sudato per la tensione (anche una zanzara nel mentre dei tentativi di cattura mi aveva fatto sobbalzare) ho consultato WikiHow dal mio Ipad. L’indomani di prima mane mi sono attrezzato con un chilo di cibo per gatti preso alla Coop, più economico del sistema a ultrasuoni per allontanare i topi, meno astruso degli oli essenziali di menta e meno complicato delle trappole vischiose. E da oggi – ho per l’appunto appena interrotto la scrittura di questo post per andare a riempire la ciotola – abbiamo due gattoni a pensione (un po’ emaciati a dir la verità e temo anche meno scattanti di quanto servirebbe, ma confido nel potere ricostituente del cibo) per tenere pulita l’aia e la casa di Bisarno dai topi, che seppur arguti e dal muso tenero, se fosse per me verrebbero tutti impalati (azzannati va bene uguale, anzi meglio) ben prima che avessero l’ardire di intrufolarsi entro la mia casa…
|
Figlie e nipote in attesa della cena nell’aia |
|
Pasta fatta in casa: tutti contribuiscono |
|
Gatto scacciatopi |
|
Relax nell’aia |