Un mese.

Sono tornato dalla mia trasferta di lavoro canadese: Montreal, Toronto, Ottawa e poi di nuovo Toronto: 8 voli complessivi, decine di migliaia di chilometri fatti cene, incontri, degustazioni, parole, visite. Il bilancio è più che positivo: tanto lavoro, bel clima (non meteorologico) in un mercato ottimista come quelli del Quebec e dell’Ontario, nuove persone conosciute e, non ultimo bei posti visti, come la capitale del Canada, Ottawa, dove non ero ancora mai stato. Peccato per la tosse che mi ha reso davvero difficile lavorare, interagire, parlare in pubblico, ma tant’è. Ora sono in una Bisarno finalmente calda, soleggiata, dove poter asciugarmi i bronchi e guarire (sono quasi 45 giorni che ho la tosse e sono provato da farmaci e stanchezza), dedicarmi alla casa, all’orto e al giardino, ai lavori di muratura attorno al fienile che da lunedi riprenderanno e, soprattutto, provare a prepararmi al meglio per i tre esami che mi attendono il 12 giugno, un mese esatto da oggi.

Questa volta voglio imparare anche a gestirmi al meglio, a essere maturo e adulto (essendo ormai quasi vecchio peraltro, alle porte dei 47 anni). Come se fosse un obiettivo di crescita umana e professionale, un elemento formativo altrettanto importante da assimilare. Eh si, gestione delle attività di lavoro con Ruffino che restano ovviamente prioritarie e dominanti. Gestione della vita familiare, altrettanto fondamentale. E non ultimo, gestione dei miei hobby, dal giardinaggio all’ortismo, ma anche della scrittura e della creatività correlati al progetto de La Molecola della Civiltà, che non possono essere accantonati o fatti sparire. Non ultimo, provare a fare anche delle attività fisiche, un po’ di yoga, un po’ di camminate, sempre nell’obiettivo di rimettere in forma testa e fisico. Perchè quello di cui ho bisogno, attraverso questi ultimi aspetti, è quanta più possibile serenità mentale rispetto alle tante cose da fare. E se le giornate fossero solo lavoro e studio, studio e lavoro, rischierei davvero di farmi del male, di essere nervoso, di incupirmi e perdere cose perchè miope nella mia corsa matta e disperatissima verso i doveri.

Quindi, da domani, domenica 12 maggio: ruotine serrate di risvegli all’alba per yoga e studi anticipati. Impegni di lavoro fatti al massimo, anche di più. L’ orto e il giardinaggio dove poter sporcarmi le mani di terra, sentire i profumi, scaricare le tensioni e nutrirmi di bellezza. Godere – un po’ da umarell, lo so – dei progressi costruttivi di Bisarno: a prossima settimana con mio cugino dovremo finire il lastricato attorno al fienile, un pezzo di bellezza restituita. Non trascurare, anzi, provare a nutrire, a pensare creativamente, anche in bagno, sotto la doccia, mentre pianto i pomodori, a nuove idee, nuovi spunti, per continuare a sviluppare le mie attività creative attorno al mio alias de La Molecola della Civiltà. Portare tanto quality time con la famiglia (come lo chiamano gli americani).

Tutto questo per arrivare senza rimpianti e al massimo delle mie capacità il 12 giugno, poi andrà come andrà, ma l’importante è costruire un modello di cui possa essere orgoglioso e che possa poi servirmi nei tanti momenti di stress e sovrapposizione di impegni e situazioni complesse che la vità darà. Perchè situazioni come queste, ingolfato negli impegni e nelle difficoltà, sono occasioni di crescita. Sono il semino che sta lottando per uscire dal terreno. Oggi sembra tutto così pastoso e difficile ma in realtà si sta solo preparando l’arrivo di profumatissimi fiori e poi di gustosi frutti.

In bocca al lupo a me.