Un sabato di un maggio quasi finito.

Oggi, sabato, mi sono potuto finalmente dedicare al giardinaggio e al relax in famiglia. 

Supportato da mio suocero, ho prima rasato l’erba del prato, poi curato le rose, ripristinato L’orto dei nati storti – il mio piccolo orto quest’anno dominato da pomodori e melanzane – incluso il fondamentale impianto di irrigazione – rimesso nei suoi sostegni i tralci ubertosi delle more, potato, legato e alleggerito, le viti della pergola e quelle attorno alla cisterna, eradicato il convolvolo dalla fragole e, infine, col decespugliatore a frullino, tolto anche un po’ di erbacce fintanto che non é finita la miscela. A lavoro finito, mi sono davvero riempito gli occhi del risultato. La bellezza va come sempre cercata, curata, inseguita nella sua ineffabilità e colta nell’attimo stesso in cui si palesa.

Il tutto mentre le canzoni di Franco Battiato arrotondavano di magico l’atmosfera e mi facevano sentire davvero parte di un tutto fuori dal tempo. Le parole ammalianti delle canzoni del maestro, insieme alle musiche avvolgenti, i fiori e i profumi, lo stare a contatto con la terra, le mie mani sporche e il sudore, mi ha fatto provare delle sensazioni profonde, evocando ricordi lontani e al contempo ancorandomi a un presente senza, finalmente, troppi rimuginii mentali.