É un settembre di fuoco, per le dinamiche lavorative, le idee di ristrutturazione a Bisarno, gli impegni che ci vedono presenti. Una sana voglia di fare e vivere che sembra voler riprendersi quello che ci é stato sottratto lo scorso settembre. Inconsciamente, perché se mettiamo testa al tutto, se razionalizziamo, la prima risposta fisiologica che abbiamo é l’immobilismo: bloccati dalla paura. Ma é proprio vero che talvolta la leggerezza, di pensiero e di azione, sia una delle strategie migliori per affrontare la vita, soprattutto dopo i mesi di soffocante e faticosa stasi. Ecco, come nella settimana enigmistica stiamo riempiendo di colori le figure contornate che avevamo lasciato desolatamente vuole nostro malgrado e stiamo ritrovando delle immagini sensate e compiute al nostro cammino.
Ed eccoci qua. Domenica sera, dopo una giornata nell’aia a Bisarno, in cui ha troneggiato una micidiale faraona al forno col vino acquistato a Minorca e la piacevole compagnia di un amico speciale che non vedevamo da tempo, se non attraverso sporadiche telefonate.
E mentre poi la Laura con le bambine sono andate a un compleanno, io mi sono messo a fare le valigie per un brevissimo viaggio di lavoro in Nord Europa, epitome, come stavo raccontando, di un periodo di fuoco ma di grande soddisfazione.
Al lavoro, appena rientrati dalle Baleari, si sono svolti Cookstock (delizioso evento del mio paese, nel quale unisco l’orgoglio per Pontassieve e le mie professionalità maturate in Ruffino, che ne é anche il principale partner) e, concluso ieri, il Firenze Jazz Festival, nel quale Ruffino ha trovato una identità forte che ci permette di far vivere delle meravigliose esperienze di marchio a Firenze: ieri sera Piazza del Carmine, col concerto del musicista Ribot, le persone che ascoltavano incantate con un calice di vino Ruffino in mano, le sfondo poetico e incantato delle chiese e dei palazzi dell’oltrarno fiorentino, la sera settembrina appena un po’ frizzante, l’intesa coi colleghi, mi ha regalato forse la più grande soddisfazione professionale in Ruffino. É esattamente questo che intendo per comunicare il vino: non tanto l’analisi fisiologica come un professorone freddo e distante, ma una rappresentazione coerente coi nostri valori di marchio del piacere dello stare insieme sotto il segno del bello e del buono.
Quello che appunto sto inseguendo, qui con da sempre un approccio ancora più sognatore e forse folle e caparbio a Bisarno, nella nostra casa di campagna. Fortunatamente le piogge delle scorse giornate hanno reso meno frenetici i miei obblighi con l’annaffiatura (il prossimo anno urge automatizzare) e mi sono potuto dedicare agli abbellimenti della zona orto, con dei sentieri, con una tettoia a ingentilire la porcilaia, un nuovo marciapiede in pietra sempre con l’idea di rendere meno gotica, meno slanciata, la verticalità della porcilaia, in attesa poi di riprendere i lavori (chiaramente non io..) nell’ultima facciata rimasta da stuccare a Bisarno, quella che guarda il nord, Montebonello e il Monte Giovi.