Domenica sera. Annuso il melograno. Sposto le lastre più sottili per farne dei sentieri. I gattini mi seguono, mi cercano. Forse per avere cibo ma in realtà bramano carezze. Sono stordito dalla bellezza del tramonto di ottobre, l’odore di aria gonfia di terra ed erba bagnata evaporata dopo il sole caldo della giornata.
Mi sposto verso l’orto: ieri, prima della pioggia che ha inzubbato di autunno il sabato pomeriggio, ho piantato le verdure dell’inverno. Cavoli e radicchi. Pomodori e melanzane, invece, continuano il loro ubertoso viaggio, donandoci pomi odorosi e polputi ormai da oltre tre mesi. Il fine settimana ha portato via qualcosa e noi abbiamo risposto togliendo erbacce e portando nuova vita: le piantine, appunto, un alberello di goji, una vite di varietà Matilde, la pianticella dalle foglie dolci Stevia, delle lavande a sostituire le tre che si solo ammalate, un cornetto farcito di crema e voluttà – io col mio cappuccino, le bambine coi bicchierini di latte e miele di un sabato mattina in cui serviva stare noi tre vicini – un compleanno di un amichetto di Matilde a perdermi nelle voci gioiose dei bambini, una pizza che sapeva di pizza e la Domenica con amici a pranzo che hanno allietato la giornata.
Cresceranno le nuove colture, le stagioni faranno il loro corso, ciò che è stato tagliato oggi sarà di nuovo brulicante e ancor più forte domani. E noi saremo forti come le piante al risveglio dopo l’inverno. Intanto, ci ancoriamo al nostro presente, attorno alla casa, attorno alla famiglia, cullati dalla bellezza e dai goffi e larghi pigiami invernali di queste prime notti d’autunno che ci tengono al caldo.