É da qualche settimana che non aggiorno il blog. Ho sempre molte cose da fare e le priorità pongono questo mio journal intime in secondo piano. Ma va bene così. La scrittura mi aiuta, mi dá una bussola. Nei giorni bui dello scorso anno non riuscivo neanche a scrivere. Avevamo con le bambine un diario che aggiornavamo quasi tutte le sere, annotando le piccole felicità del giorno, un esercizio che compivamo per tenerci aggrappati al presente e che, ripenso col sorriso, ha aiutato Matilde a sviluppare una certa calligrafia, visto che lei era deputata ad accogliere le riflessioni di noi tre. Avevo interrotto tutto, dai social (e questo non era necessariamente un male), all’aggiornamento appunto del blog, al vedermi o anche sentire gli amici, anche i più intimi.
Con l’estate, fortunatamente, i primi risultati rassicuranti, l’operazione, uno stato di salute mentale migliore, abbiamo cominciato a vivere una rinascita che ha portato a ripristinare certe consuetudini e una nuova normalità, normalità che troppo spesso sottostimiamo nel valore che reca.
Oggi é stata una domenica dal sapore agrodolce, espressione dei toni velati ma tutto sommato piacevoli della nostra nuova vita. Avevo trascorso una settimana faticosa a lavoro, ma anche e soprattutto inquinata dalle attese per le analisi di controllo che ogni volta, e questo credo sarà ad taedium, generano in me e nella Laura profonde e inevitabili irrequietudini. Il sabato poi, così bagnato da una irrefrenabile pioggia, e da un violento mal di pancia, non aveva in nessun modo mitigato il mio malumore. Fortunatamente il timido barlume di sole odierno mi ha permesso di prendere in mano con l’azione le mie paranoie e ho, abbiamo direi, trascorso proprio una bella giornata.
Fin dalla mattina le catarsi canore di Elton John, i cui grandi capolavori descrivono proprio le sue rinascite dai guai e dai suoi drammi della vita, hanno sciolto e donato energia al clima generale in casa: ne abbiamo approfittato (cosa che solo io adoro, e adoro ancora di più farlo in quattro) per rimettere a posto un po’ di cassetti. Un delizioso pranzo e nel pomeriggio, prima volta nel 2020, siamo stati nell’orto, a riorganizzare gli attrezzi e la porcilaia dove a oggi giocavano arrabattati. Ne abbiamo approfittato anche per dare una occhiata al pozzo diruto e abbandonato a valle della nostra casa, che abbiamo annesso alla proprietà (eh si, ci siamo comprati una bella bega per la pura vogliadi restituire un elemento icastico e storico al nostro territorio e al nostro paesaggio), oltre ai lavori murari che finalmente stanno ponendo fine alle triennali opere di ristrutturazione della facciata. A breve beneficeremo di un nuovo ingresso, funzionale anche a lasciare che la cucina viva la sua interazione con l’aia senza interferenze di ingressi o uscite di casa.
Sono stato anche senza giubbotto perché le temperature lo consentivano. In casa, nel frattempo, mia mamma, Costanza e Matilde stavano preparando un grande classico della cucina dolce toscana, la mia prediletta schiacciata alla fiorentina ripiena di panna montata.
Ci hanno raggiunto anche gli zii per una merenda sublime, a conclusione di una domenica proprio piacevole.