Una giornata che non mi piace

Oggi è una giornata che non mi piace. E la cosa che più stride è che dovrei farmela piacere: “ho tutto, ci sono stati dei giorni in cui non mi pareva di avere più nulla, ora invece sono in una fase buona, se non sono sereno io chi deve esserlo…”. Questi, alcuni e i più sobri, fra i miei rimuginii interiori.

Purtroppo, o per fortuna, non sempre riesco nell’autoconvincimento. E malgrado la precisa dialettica del mio “io saggio”, la giornata non mi piace e il mio umore è basso.

E’ un sabato, famigliola a casa, gli addobbi di Natale da togliere…tuttavia, ho uno strisciante mal di tempia che mi inquieta e mi agita e mi fa tornare a quel Francesco che ero. Irrequieto. Malinconico. Ipocondriaco. Disattento a ciò che mi accade attorno e attentissimo a guardarmi sempre e solo dentro.

Potrebbe essere la stanchezza di 10 mesi di Covid e paranoie collegate che hanno mutilato la vita sociale, potrebbero essere un po’ di preoccupazioni per il lavoro – il mio e quello di altri che con queste carnevalate dei colori subiscono perdite enormi -, potrebbero essere le paure per ritorni di malattie che ogni tanto si affacciano, le mancanze di chi non c’è più, fatto è che la giornata si è trascinata stanca e grigiastra fino alla sera.

E un po’ mi dispiace. Perchè così sono giorni persi. Sprecati. Non vissuti se non nel lavorio mentale, sterile, vacuo, emaciante.