Una delle situazioni capitate, anzi fatte accadere in questi due ultimi anni, è stata l’iscrizione al social network homeexchange.com, grazie al quale si ha la possibilità di scambiare, per brevi vacanze, le proprie abitazioni. Sono esperienze eccezionali che, superate le prime ritrosie nel cedere il proprio nido a degli sconosciuti, ci ha regalato a oggi, e saranno ben di più, sei fantastiche avventure a zonzo per l’Europa, senza considerare nuovi amici sparsi un po’ dappertutto. Soprattutto per le bambine sono esperienze che aprono la mente, si divertono imparando, esperiscono nuove culture, gustano nuovi sapori, si educano al rispetto e alla curiosità, valori che da babbo reputo imprescindibili. Prima di partire, curiamo con affetto l’accoglienza, preparando un cesto di prodotti tipici, vergando una lettera coi consigli – la cosa più bella è sentirsi del luogo e vivere come locali – , le bambine mettono riordinano i loro balocchi per i bambini che ci giocheranno perché sanno che a loro volta troveranno nuove case ricche di nuovi giochi con cui divertirsi, giochi da rispettare e ben trattare perché loro solo per qualche giorno. Io poi sono appassionato di architetture e mi piacciono le case, sono curioso ed entusiasta verso ciò che non mi appartiene, adoro viaggiare e mangiare e bere le tradizioni altrui. Inevitabilmente in poco tempo siamo diventati dipendenti da questa entusiasmante modalità di viaggio, che unisce il ricreativo e il culturale, e ogni volta non vediamo l’ora di riuscire a ritagliarci qualche giorno per intraprendere nuove avventure con scambiocasa. Anche solo ricevere le proposte nella casella e-mail è divertente, proposte anche di mete magari meno conosciute ma sempre presentate con entusiasmo e provenienti da famiglie così ganze che ti viene comunque voglia di dire di sì! E così nel corso di questi primi due anni abbiamo conosciuto una splendida famigliola di Trondheim e abbiamo visitato fiordi, incontrato renne, mangiato baccalà in una casa-isoletta di pescatori di merluzzo e solcato la scenografica Atlantic Road. A Barcellona, vivendo in un moderno loft di Gracia, abbiamo gustato vini catalani, ingurgitato litri di gatzpacho, visitato le architetture gaudiane e ci siamo rilassati in spiaggia alla Barceloneta. La Provenza ci ha accolto in una maison tradizionale e ci si è svelata fra i cavalli, i fenicotteri e le saline della selvaggia Camargue, i sentieri d’ocra del Roussillon, le olivete e le ville del Luberon, e abbiamo ammirato stupiti paesi magici come Avignone, Aix en Provence, Gordes e il magnificente Pont du Gard. Ad Amsterdam abbiamo vissuto in una ex raffineria di grasso di balena convertita dai due architetti – la famiglia con cui abbiamo fatto scambio – in una splendida casa a più piani con pavimento in legno e arredi in mdf bianco. Il giorno prendevamo le biciclette ed esploravamo la splendida Amsterdam, i suoi canali, l’arte di Van Gogh e Rembrandt, il museo-gioco Nemo, rilassandoci con una birra (noi genitori!) quando eravamo stanchi in uno dei tanti parchi ingentiliti dai tulipani e dai cigni.
Mentre scrivo ci troviamo a Bruges: i cioccolatini sono deliziosi, le birre non da meno e la città è un capolavoro di architetttura medievale e settecentesca che stamani abbiamo iniziato a esplorare col battello sgranocchiando con libidine le deliziose fries, le celebri patate arrosto del luogo. Oggi abbiamo visitato Oostend e biciclettato lungo la riviera tempestosa quanto raffinata di questa cittadina del nord, incontrando anche una affabile foca durante una passeggiata sferzata dal vento lungo il molo e gli scogli frangiflutti, che divideva il mare in due anime, tumultuosa la prima pacifica la seconda. Per cena, con la sabbia soffiata dai venti anche nei capelli, ci siamo poi deliziati di cozze e birre. In attesa di nuove avventure.