In questi giorni di pioggia calda e ventosa, si è inziato a scavare anche in sala e nella cucina del piano terra, fino a oggi relegate a zone di deposito materiali, sconnesse e piene di calcinacci. Rimosso il primo livello, un cottaccio industriale presumibilmente messo negli anni Novanta, sono emersi dei lastroni di pietra che facevano da selciato alle stalle, intervallati da dei marciapiedi sempre fatti da grosse pietre ficcate nel terreno, che sotto le pietre è terra dura. Questi lastroni, queste grosse pietre senz’altro andranno a rivivere nell’aia (dove dobbiamo allargare un po’ l’aia a
opus incertum che la caratterizza) o in qualche davanzale (come abbiamo già fatto nella finestrella alle spalle del letto nella camera matrimoniale) o in qualche gradino che dobbiamo fare all’esterno per mettere in collegamento un po’ di terrazzamente che dovremo inevitabilmente fare scendendo verso il fiume, Sotto le pietre abbiamo appunto trovato tanta terra, terra durissima e compatta, che abbiamo rimosso fino a trovare il livello che ci siamo dati per iniziare la rifondazione. A quel punto abbiamo iniziato la “pars costruens”, abbiamo cioè aggiunto, invece di continuare a sottrarre, a distruggere, a scavare: primo step i cupolex, la rete metallica, poi il betoncino, i tubi dell’impianto elettrico e idraulico, poi un primo massetto, i pannelli radianti, un altro massetto e, speriamo quanto prima, l’ultimo livello di questo panino imbottito: la resina.
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Un gran lavoro da fare… |
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Sopralluogo del futuro padrone. |
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Pian pianino… |