Vacanze concluse. Di nuovo a casa dopo quattro deliziosi giorni trascorsi dagli zii nel mare di Porto San Giorgio, nelle Marche. Che bella sensazione al rientro introdursi nella strada sterrata di Bisarno, a parte l’aver pestato una cacca felina davanti l’ingresso, deiezione di uno dei gatti assoldati per proteggerci dai topi e che, ne porto le prove sotto una scarpa, in nostra assenza sono stati egregiamente alimentati dal NonnoGugo. Nel viaggio di ritorno abbiamo intrattenuto le bambine (sono bastati 10 minuti prima che cadessero nel sonno più atarassico) con il gioco della memoria: ognuno avrebbe dovuto raccontare cosa sia loro piaciuto di più di questa lunga estate, iniziata a fine maggio con l’abbandono dell’amato nido di San Francesco, proseguita con una tonificante settimana di stasi nella dannunziana pineta di Roccamare in Maremma, gli emozionanti ed euristici primi giorni a Bisarno, il lungo viaggio verso Bruges e le affascinanti città fiamminghe, il rientro nella vita da bisarnesi, con la cugina dall’Inghilterra e gli amici di Milano come ospiti e una Bisarno sempre aperta con scanzonate libagioni nell’aia, fino ad arrivare appunto a questo fine settimana lungo in quel di Porto San Giorgio. Col gioco del ricordo non solo intratteniamo le bambine nel noioso rientro, ma tatuiamo loro addosso il senso del passato e la percezione affettiva e sentimentale dell’esperienza vissuta, con la certezza che ogni giornata così ricca e diversa dalla solita quotidianità permetta loro di arricchirsi e di diventare persone aperte, curiose ed entusiaste. Il gioco, come ogni momento che ci coinvolga tutti e quattro, é stato accolto con euforia. Quindi: “La foca e il vento a Ostenda”. “Le patatine con la maionese ad Anversa”. “La foto coi cigni a Bruges”. “Io che vomito quasi arrivati sull’astuccio e sulla valigia” (ndr. esclamato da Matilde in riferimento ad abominevole e maleodorante conato ormai alle porte di Augusta, citt d’arrivo, dopo ottocento chilometri percorsi). “Il babbo-canotto!” (ndr. Costanza, in ricordo di lei che amava fare il bagno aggrappata sopra di me nelle acque di Porto San Giorgio). “La carrozza nel lungomare in Belgio”. “Le cozze!”. “Le partite a Indovina Chi a Bruges e una volta ho vinto io”. “La nave in città” (ndr. gita in battello per i canali di Bruges). “Il tappeto elastico in Norvegia!” (nel gioco va bene tutto, anche i ricordi confusi di due anni fa, quando avevamo trascorso due settimane attorno a Trondheim). “Le cicogne” (a Colmar, nel viaggio di andata verso Bruges). Infine, e soprattutto, un entusiasta e all’unisono: “La ziaDada!” – “Si, la ziaDada e la Costanza nascosta”: ho rimarcato io per dare un titolo a questo momento apicale delle vacanze. Eh sì, la ZiaDada nei giorni appena trascorsi di Porto San Giorgio ha reso favoloso il soggiorno per le bambine (gavettoni, castelli di sabbia, pesciolino per cena, “ci racconti di quando eri piccina e combinavi guai?) seppur ci sia stato un piccolo diversivo. Ecco quanto: dieci minuti prima di tornare a casa dall’ultima giornata in spiaggia – io a farmi un solitario bagno in mare, la Laura immersa nella lettura di Zola – ci arriva una sconvolta e trafelata ZiaDada: “Laura, Laura, non trovo più la Costanza”. “…”. Per la cronaca le bambine, insieme ad altri bambini, stavano giocando al parco giochi a inizio stabilmento, sorvegliate dalla zia. A un certo punto, la zia perde di vista Costanza. Così la zia e le altre mamme, e altre persone accorse in aiuto e a curioseggiare iniziano a cercarla, chiamando a gran voce Costanza. Niente. Passano circa 10 minuti. Eterni. Rieccoci alla zia che ormai disperata arriva da noi a comunicarci la ferale notizia. La Laura esce dal naturalismo francese in cui era assorta per scontrarsi col verismo genitoriale: scatto nevrotico e singultanti cenni col braccio al sottoscritto – in rilassante abluzione marina: “Checco, viene, non si trova più la Costanza”. Corriamo tutti affannosi verso il parco giochi dove la Mignola era già riapparsa e ci guardava sorridente. Si era nascosta. “Costanza ma non sentivi la zia chiamarti e urlare?”. “Si, ed era divertente”. Disarmante la sua malizia. Ci riprendiamo tutti con una doccia fredda. I vicini di ombrellone accorsi ad aiutarci ci biasimano. La zia se ne torna a casa per una lunga sessione in bagno a liberare finalmente la tensione di quei 10 interminabili minuti: eh si, “La zia Dada e la Costanza nascosta”, uno dei tanti ricordi indelebili di questa estate, senz’altro per la ZiaDada.
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Sguardo angelicato e fare diabolico: la Mignola |
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La zia Dada con le sue Upupole |